Analisi e confronto sulla fase 2 e 3 dell'emergenza coronavirus in Liguria. Per questo si è riunito oggi in conference call il coordinamento regionale degli arancioni di Cambiamo con Toti. «Oltre ai primi 100 milioni investiti dalla giunta ligure la ripartenza, che fin da subito è intervenuta per fare fronte alle carenze di Roma, auspichiamo che il governo metta in campo sostegno immediato per le imprese e i cittadini del territorio, commercio, artigianato, balneari, nautica, turismo, cultura. Settori che hanno bisogno di risposte immediate e che devono ripartire al più presto. Chiediamo quindi, unendoci all'appello dei governatori delle Regioni a Conte, che da lunedì 11 maggio si possa riaprire il commercio al dettaglio e che dal 17, quando scadrà il DPCM firmato il 26 aprile scorso, questa norma decada e finalmente venga totalmente attribuita alle regioni la responsabilità di elaborare un calendario completo di riaperture sin dal 18 maggio.
Riteniamo che sia ancora possibile salvare la stagione e limitare le perdite economiche e chiediamo di non dimenticare le fasce più deboli, gli anziani e i giovani, con i primi che hanno diritto ad essere seguiti con una attenzione sanitaria e sociale costante mentre i secondi devono tornare nelle scuole, tutti e in sicurezza e non con didattica mista, con alunni metà a casa metà in classe. Un'ipotesi assurda già respinta alla Ministra Azzolina da Regione Liguria che ha creato un Team Infanzia specializzato per occuparsi del tema».
Il coordinamento regionale di Cambiamo! ha quindi messo l'accento sulle elezioni regionali. «È auspicabile che i cittadini liguri, oltre che tornare a svolgere le proprie normali attività in sicurezza, possano anche andare a votare nel mese di luglio per il rinnovo del proprio organo elettivo regionale. Lo stato di emergenza sanitaria non è infatti incompatibile con il diritto costituzionale dei cittadini di esprimere il voto in estate. Vogliamo che questa possibilità sia ripresa in considerazione. Capiamo che il voto a qualcuno faccia paura, perché significherebbe perdere la poltrona, ma non possiamo permettere che avvenga l'ennesimo agguato alla democrazia».