Il crollo del viadotto sulla SS330, avvenuto nel territorio del Comune di Aulla, è stato una vera e propria “strage mancata”, che solo per la bassa intensità di traffico dovuta all’emergenza, non ha prodotto effetti ben più drammatici.
Bene ha fatto il Ministro delle infrastrutture ad avviare immediatamente un’indagine amministrativa nei confronti di Anas che, solo lo scorso novembre, aveva dichiarato a proposito di quell’opera l’assenza di “criticità tali da compromettere la sua funzionalità statica”.
E’ certo auspicabile che le risposte arrivino in fretta e, con esse, l’individuazione dei responsabili di questa ennesima débacle.
Tuttavia, va detto che ormai ciò non basta più: occorrono risposte urgenti sul piano degli interventi non più differibili per mettere il sistema infrastrutturale dell’area spezzina in condizioni di affrontare la ripresa senza ulteriori penalizzazioni.
Le prime misure da affrontare riguardano in primo luogo: la sospensione del regime tariffario sulla rete autostradale, sino a che non sarà ripristinata una viabilità decente, per le imprese del territorio ricomprendente le due province su cui insistono i due porti dell’autorità di sistema, La Spezia e Carrara; l’avvio più rapido possibile degli investimenti necessari a dare soluzione definitiva alla viabilità che connette l’estremo lembo bella provincia della Spezia con il confinante territorio toscano.
Su quest’ultimo punto, il crollo del viadotto sulla SS330 rende evidente una volta di più come la sola realizzazione del ponte tra Bolano e S.Stefano di Magra, pur indispensabile, non è sufficiente a dare un assetto infrastrutturale adeguato e rischia solo di scaricare i problemi del traffico pesante da una località all’altra. E’ perciò indispensabile che siano da subito avviati i finanziamenti e i progetti necessari alla realizzazione di un lotto di completamento, che connetta direttamente il nuovo ponte alla rete autostradale.
Non c’è più tempo da perdere: l’area territoriale di cui parliamo svolge un ruolo fondamentale in relazione a un porto strategico come quello di Spezia, ospita uno dei poli retroportuali più importanti per il Paese e la viabilità interna ad essa assume una funzione non contenibile nelle sole esigenze di spostamento locali. Richiede, invece, di essere assunta al livello delle decisioni nazionali e regionali. Per questo chiediamo al Governo e alla Regione Liguria gli sforzi necessari e urgenti per completare i finanziamenti necessari e attivare le procedure necessarie a portarli a compimento.
Accanto a questa più circostanziata specificazione, che riguarda le urgenze del nostro territorio, non possiamo tacere alcuni rilievi di carattere più generale.
Dal crollo del Ponte Morandi in poi, attraverso una serie successiva di eventi minori ma gravi, si è evidenziata l’estrema fragilità del sistema infrastrutturale a servizio della fascia litoranea dell’alto Tirreno e delle sue connessioni con l’immediato entroterra.
Una fragilità in cui si combinano le gravi inadempienze dei concessionari autostradali e di Anas, e le peculiari caratteristiche di un territorio per di più interessato da diffuse condizioni di dissesto idrogeologico.
Una situazione che pone la Liguria in una condizione radicalmente differente rispetto ad altre aree del Nord del Paese, come quelle che insistono sulla Pianura Padana, le cui infrastrutture sono certamente meno connotate da opere di complessa e delicata manutenzione, quali ponti, gallerie, viadotti, muri di contenimento.
A causa di tutto ciò e dell’evidente deficit manutentivo accumulato negli anni, tutta la Liguria rischia di pagare alla crisi del Covid-19 un costo doppio: quello derivante dall’emergenza in sé e quello legato a una ripresa più lenta.
Le difficoltà di collegamento rischiano di compromettere le prestazioni dei porti, già penalizzate dalla contrazione dei traffici per il ristagno dell’economia globale, orientando verso altri porti del nord Mediterraneo, o addirittura verso i porti del Nord Europa, le quote di traffico che in questi anni i porti liguri avevano recuperato.
Mentre sul versante del turismo, un altro dei fattori economici fondamentali per il territorio, alla “gelata” prodotta dalla pandemia e alle drastiche misure da essa imposte, rischia di aggiungersi il carico ulteriore di una viabilità dissestata, le cui prestazioni appaiono gravemente dequalificate dalle ultime vicende.
E’ pertanto indispensabile, a ogni livello, nazionale, regionale e locale, riaprire intorno alla provincia della Spezia alcune questioni riguardanti il sistema di collegamento e trasporto, le cui soluzioni non sono certo di breve momento, ma che vanno assolutamente collocate nel contesto delle misure per la ripresa, affinché possano dare quanto prima i frutti necessari:
1) occorre assolutamente potenziare il trasporto ferroviario regionale e locale, adeguando le aree di stazione e riorganizzando il trasporto autobus come vettore di adduzione al sistema ferroviario, investendo su mezzi ecocompatibili, contemperando le esigenze dei pendolari con quelle dei flussi turistici;
2) occorre riprendere e rapidamente riattivare la realizzazione della nuova ferrovia “Pontremolese”, infrastruttura ferroviaria indispensabile per trasferire su ferro quote significative del traffico pesante, al fine di aumentare la sicurezza stradale, contenere l’inquinamento atmosferico e limitare l’usura delle infrastrutture stradali.
Obiettivi che, certo, richiedono un tempo di impegno e lavoro non di pochi mesi, ma che vanno inquadrati ora, nel momento in cui la flessione dei traffici purtroppo inevitabilmente legata alle conseguenze dell’epidemia, può forse fornire l’occasione di fare ciò che è rimasto in sospeso troppo a lungo, in modo da essere pronti quando il Covid-19 sarà solo un brutto ricordo.
Chiediamo questo impegno al Governo e alla Regione, a tutela non della nostra parte politica, ma del territorio e della comunità di cui ci occupiamo.
Partito Democratico - Coordinamento Provinciale La Spezia