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"Se toccano uno toccano tutti", un appello in difesa di Alice Parodi In evidenza

"Chiediamo alla Presidentessa della Commissione per i diritti umani del Senato della Repubblica di rimuovere il post in questione e di porgere pubblicamente le proprie scuse"

"Il 14 agosto scorso centinaia di cittadine e cittadini sono scesi in piazza alla Spezia per dire no ai contenuti e alle modalità delle politiche portate avanti dall’ormai ex Ministro dell’Interno, come già accaduto in svariate città del nostro Paese.
Un no deciso, urlato a gran voce, con la rabbia di chi non accetta e non accetterà mai la strumentalizzazione politica di Matteo Salvini: da anni in campagna elettorale, usa le vite degli esseri umani a fini propagandistici, alimenta odio e razzismo, utilizza il populismo penale e crea nemici inesistenti attraverso un uso distorto e incoerente del diritto nella ricerca costante del proprio consenso di massa.

Da queste premesse è nata una piazza cresciuta su un confronto aperto e libero quanto necessario. Una piazza composta da persone che hanno deciso di essere il paese che non vuole girarsi dall’altra parte, mentre migliaia di persone annegano in mare, mentre la libertà di manifestare viene messa in discussione, ulteriormente normata e ristretta, nella forme e quindi nelle sue possibilità. Migliaia di giovani e meno giovani scappano da un'Italia che, invece di combattere le disuguaglianze e creare opportunità, alimenta una guerra tra ultimi e penultimi.
Il paese in cui viviamo è questo e le centinaia di persone che spontaneamente hanno deciso di urlare la propria rabbia, lo hanno fatto perché lo vivono quotidianamente.
Per screditare il pensiero espresso da queste piazze si utilizza un metodo vile e tristemente noto: la gogna mediatica. Si sceglie materiale accuratamente selezionato per individuare forme di contestazione poco consone ai canoni del decoro politico e si prediligono i soggetti femminili, notoriamente in grado di aizzare il pubblico, il quale si abbandona sui social media a commenti sessisti e violenti.

Così, nei giorni scorsi, a distanza di qualche settimana dall’accaduto e in un momento di forte crisi del partito politico che rappresenta, la senatrice Pucciarelli pubblica sul suo profilo personale di Facebook, un estratto del video della contestazione di quel 14 agosto. In quell'estratto appare in primo piano Alice, che come tutte e tutti noi in quel momento, stava urlando il suo dissenso.
La macchina del fango è ufficialmente partita. Il pubblico dei social risponde alla chiamata alle armi con disprezzo, insulti e minacce, innescando un processo di delegittimazione del soggetto nello spazio pubblico. Dai commenti appare chiara la precisa connotazione sessista e di genere dell’attacco: a una donna, tanto più se ha ricoperto ruoli pubblici, non è concesso manifestare il proprio dissenso, pena il passare per una “troia svergognata”, “poco umana e decorosa” o persino una “belva”.

È un modus operandi che rende visibile un sistema di informazione affetto dalla stessa malattia: mezzi di comunicazione veicoli di politiche denigratorie fini a se stesse, di messaggi infamanti atti solo a screditare l'avversario politico come in un grande torneo. Si tratta di mezzi di comunicazione alla ricerca della notizia all'altezza delle aspettative del “commentatore d'odio”, gli stessi mezzi che oggi affermiamo con forza essere corresponsabili del clima di intolleranza che viviamo quotidianamente.
Stefania Pucciarelli sapeva benissimo a quale gogna avrebbe esposto Alice e lo ha fatto scientemente, mirando bene il suo obiettivo, mettendo in atto un comportamento che riteniamo non accettabile da parte di nessuno, tanto meno da parte di una rappresentante delle istituzioni dello Stato italiano.
Ci appelliamo quindi non solo alle centinaia di cittadine e cittadini scesi in piazza al nostro fianco quel 14 agosto, ma anche a tutti e a tutte quell* che sentono la necessità di prendere posizione e far parte di un paese che rigetta tutto questo, per far si che lo spazio comunicativo torni ad essere un luogo di confronto.

Chiediamo dunque alla Presidentessa della Commissione per i diritti umani del Senato della Repubblica di rimuovere il post in questione e di porgere pubblicamente le proprie scuse, non solo ad Alice ma a tutte e tutti noi.
La stigmatizzazione di uno o una è un attacco a chiunque si sia trovato, si trovi o si troverà in dissenso col potente di turno, quindi alla cittadinanza intera.

Chiunque sia interessato a sottoscrivere l’appello, può mandare una mail a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. specificando Nome e Cognome".

La Spezia non si Lega

In allegato l'appello firmato

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