Il fortino non c’è più. Anche se negli ultimi anni, di fatto, era soltanto di facciata. La fusione per incorporazione di Carispezia in Cariparma, capogruppo di Crédit Agricole Italia, porterà allo smantellamento delle funzioni della direzione centrale della banca, che oggi si trova a Palazzo Biassa, in piazza Beverini.
È la fine di un’epoca. Il territorio non avrà più la “sua” banca, che verrà incorporata nella controllante Cariparma. E le ripercussioni non saranno soltanto simboliche. Per queste, basti pensare che la Cassa di risparmio della Spezia venne istituita con un regio decreto nel giugno 1842: era l’evoluzione del Monte di Pietà, fondato nel 1597. 422 anni di storia destinati ad essere assorbiti nel gruppo Crédit Agricole, nella scia del trending recente di tutti i grandi gruppi bancari.
Ma le preoccupazioni dei sindacati, ascoltati oggi in commissione lavoro in Comune, sono puntate sul futuro dei circa 140 dipendenti che lavorano nella direzione centrale di piazza Beverini, destinata allo scioglimento.
“L’operazione sarà realizzata garantendo gli attuali livelli occupazionali”, ha assicurato il gruppo. Ma i 140 dipendenti dovranno essere ricollocati e cambiare mansione (per alcuni è già avvenuto). Se una parte resterà alla Spezia svolgendo altre attività per il gruppo, per una ventina, invece, potrebbe anche arrivare lo spostamento fuori Spezia.
“È stato un fulmine a ciel sereno”, hanno confidato i sindacati in Comune. Carispezia negli ultimi anni ha sempre goduto di ottima salute, e l’operazione di fusione è stata annunciata inaspettatamente.
Per questo gli occhi dei sindacati resteranno ben aperti: la trattativa con la banca inizierà ufficialmente tra pochi giorni e dovrebbe concludersi nel giro di un mese.
L’obiettivo è quello di tutelare l’occupazione e la professionalità dei 140 lavoratori, che dovranno inevitabilmente adattarsi a nuove attività.
Oggi Carispezia conta in totale circa 685 dipendenti, di cui 430 impiegati nella provincia della Spezia. Nella direzione centrale di piazza Beverini l’età media è alta: 52 anni contro i 47 della rete di filiali, con un’anzianità di servizio di 26 anni rispetto ai 20 delle filiali sparse sul territorio.
Tenendo conto dei pensionamenti dei prossimi anni, i 140 dipendenti di Palazzo Biassa sembrano destinati ad assottigliarsi gradualmente nel corso del tempo.
“Garantire le migliori tutele perché questa operazione sia il più indolore possibile”, il mantra dei sindacati. Ma in un quadro di impoverimento per la città, soprattutto dal punto di vista storico e simbolico, potrebbero esserci anche risvolti positivi.
Come la possibilità che Crédit Agricole decida di collocare alla Spezia servizi di qualità del gruppo, sulla falsariga di quanto avvenuto in altre città italiane: un polo per il marketing, ad esempio, o per il presidio crediti. Un’ipotesi non così lontana dalla realtà, che aprirebbe scenari interessanti per la città anche sotto il profilo occupazionale.
“L'amministrazione ha già incontrato i vertici aziendali – ha spiegato in commissione la vicesindaco Genziana Giacomelli -– Da parte nostra c’è l’interesse ad affiancare i sindacati in questo lavoro, monitorando da vicino l’operazione. Se necessario vi appoggeremo nel corso della trattativa”.
La commissione lavoro presieduta da Maria Grazia Frijia, intanto, stilerà un documento, sostenuto all’unanimità da tutti i gruppi consiliari, per invitare Crédit Agricole a salvaguardare i 140 dipendenti. Con un occhio ai poli di specializzazione del gruppo che potrebbero approdare alla Spezia.