Buoni risultati per il vino Made in Liguria, dove non si arresta la parabola crescente delle esportazioni che ha fatto registrare per l’anno 2018 un incremento di ben il 13%: la nostra regione, e genericamente l’Italia, sarebbe il Paese più danneggiato da un’eventuale guerra dei dazi tra Stati Uniti ed Unione Europe, che andrebbe a colpire in modo particolare il vino, che con un valore di 1,5 miliardi è il prodotto agroalimentare Made in Italy più esportato in Usa nel 2018.
È quanto afferma Coldiretti Liguria, in base ai dati Istat sull’andamento delle esportazioni di vini all’estero, dai quali emerge che il 2018 è stato chiuso dalla Liguria con un incremento del 13% delle esportazioni di vino, passando da un giro di affari di 20 milioni di euro registrati nel 2017, a ben 24 milioni di euro nel 2018. Questo successo sulle tavole estere non accenna a fermarsi, grazie alla notorietà che stanno continuando ad acquisire i vini liguri, che vantano 8 DOC e 4 IGT, apprezzati sia nella ristorazione sia dai singoli consumatori. Eppure il vino è un prodotto inserito nella lista di quelli che verrebbero colpiti dalle contromisure predisposte dalla Ue in risposta all’ipotesi di dazi formulata dal presidente Trump sui prodotti comunitari, misure che rischierebbero di far vacillare il mercato sia in entrata che in uscita in questi paesi.
“La Liguria è nota per la sua millenaria tradizione vitivinicola condotta su circa 2000 ettari di terreno - affermano il Presidente di Coldiretti Liguria Gianluca Boeri e il Delegato Confederale Bruno Rivarossa - dove la commercializzazione del vino prodotto si attestava su un mercato prettamente regionale e nazionale: dal 2012 ad oggi, invece, si stima sul lungo periodo, che le esportazioni hanno visto crescere il valore economico di quasi l’80%, e, anche se in quantità la produzione rimane ancora limitata per ovvie ragioni geografiche, in qualità non teme confronti sui mercati. Questo proficuo commercio potrebbe avere un duro contraccolpo a causa della guerra dei dazi tra Usa e Unione Europea che porterebbe, per l’intera nazione, ad uno scenario dove sarebbe messo a rischio circa la metà (50%) degli alimentari e delle bevande Made in Italy esportate in Usa, dove nel 2018 si è registrato il record per un valore di 4,2 miliardi (+2%). Occorre dunque evitare uno scontro che rischia di determinare un pericoloso effetto valanga sull’economia delle nostre regioni e sulle relazioni tra Paesi alleati, ma soprattutto per dare modo alle nostre economie di continuare a crescere e far conoscere le eccellenze locali al mondo”.