Dai cracker Saiwa agli oli Dante e Sasso, fino ai cioccolatini Pernigotti dei vicini di Novi Ligure: anche i marchi storici liguri e del Piemonte sono volati all’estero negli anni, ma solo legando il marchio e l’azienda al territorio nativo si potrà evitare il depauperamento di ulteriori risorse economiche locali.
Lo riporta Coldiretti Liguria nel commentare positivamente l’annuncio del Vicepremier e Ministro degli Interni Matteo Salvini della presentazione di un Pdl per la tutela dei marchi storici di oltre 50 anni, una svolta importante per la tutela dell’agroalimentare Made in Italy, dal momento che, ormai, circa 3 marchi su 4 sono già finiti in mani straniere e vengono spesso sfruttati per vendere prodotti che di italiano non hanno nulla, dall’origine degli ingredienti allo stabilimento di produzione. Si tratta di un’inversione di tendenza dopo che negli ultimi decenni gli stranieri hanno acquisito quote di proprietà nei principali settori dell’agroalimentare italiano, dalla pasta all’olio, dagli spumanti ai gelati, dai salumi fino ai biscotti.
“Salvaguardare i marchi storici della nostra regione – affermano il Presidente di Coldiretti Liguria Gianluca Boeri e il Delegato Confederale Bruno Rivarossa – è fondamentale per evitare quella delocalizzazione che si realizza con lo spostamento all’estero delle fonti di approvvigionamento della materia prima agricola e con la chiusura degli stabilimenti e il trasferimento di marchi storici e posti di lavoro fuori dai confini nazionali. Purtroppo marchi conosciuti a livello mondiale come l’Olio Dante, nato a Genova nel 1854, o la Saiwa dell’inizi del 900, sono stati trasferiti all’estero con una perdita enorme per il nostro territorio e, riteniamo, anche per la qualità del prodotto in sé, divenendo più difficile la tracciabilità delle materie prime impiegate per realizzarlo. Il Brand locale fa sempre più gola alle grandi aziende estere perché dentro a quel nome sono veicolati qualità, valori e tradizione locale. È quindi importante trovare una soluzione in grado di contrastare efficacemente i “prenditori” di marchi storici italiani e legare indissolubilmente il territorio all’attività produttiva e ai lavoratori presenti. A giovarne sarà la nostra economia, le aziende locali e il territorio, ma anche la nostra cultura alimentare che ha le sue radici nei prodotti locali e nei marchi che ne hanno fatto la storia”.