Conosciuti in Liguria dall’età del ferro, modellano i paesaggi e permettono di coltivare in zone impervie a picco sul mare: sono i muretti a secco, uno dei grandi segni della cultura contadina locale, che corrono da levante a ponente per una lunghezza totale che supera quella della Grande muraglia Cinese.
È quanto afferma Coldiretti Liguria nel riportare il riconoscimento conferito a questa tecnica di costruzione dichiarata, ad inizio dicembre, Patrimonio immateriale dall’Unesco, sulla base della candidatura avanzata dall'Italia con Croazia, Cipro, Francia, Grecia, Slovenia, Spagna e Svizzera. I muretti a secco, i più famosi dei quali sono quelli delle Cinque Terre, sono uno dei simboli dell’ aspro territorio ligure, costruiti con un metodologia che si tramanda da generazioni di agricoltori, per “tenere” le fasce per la coltivazione. La costruzione del muretto a secco avviene giustapponendo le pietre una sopra l’altra, senza usare altri materiali se non, in alcuni casi, la terra asciutta; la perpetua stabilità delle strutture è assicurata dall'attenta selezione e posizionamento dei sassi. Questa tecnica, oltre a segnare inconfondibilmente il paesaggio rurale locale, è un valido alleato nella prevenzione di frane, inondazioni, valanghe, e nella lotta all'erosione e alla desertificazione della terra.
“E’ il giusto riconoscimento – affermano il Presidente di Coldiretti Liguria Gianluca Boeri e il Delegato Confederale Bruno Rivarossa - per una tecnica di costruzione che ha permesso, in molte zone, di non rinunciare a fare agricoltura e allevamento, dando la possibilità all’uomo di armonizzare il più possibile il suo lavoro con la natura che lo circonda. In Liguria, la maggior parte di questi manufatti si concentra nelle province di Imperia e La Spezia, a causa della conformazione del territorio e della spiccata vocazione delle zone alla floricoltura e viticoltura. Ma tutta la Liguria è una terra con poche zone pianeggianti, dove si passa rapidamente dal mare alla montagna: è per questo che i noti terrazzamenti sono stati da sempre utilizzati per cercare di disporre di più terra produttiva possibile. La disponibilità di terra coltivata significa produzione agricola di qualità, sicurezza alimentare e ambientale per l’intera comunità. Aver conferito questo riconoscimento all’arte contadina dei muretti a secco mette, inoltre, in evidenza l’importante ruolo che hanno gli agricoltori nella difesa del territorio: in una terra sempre più soggetta a fenomeni meteorologici intensi dove il terreno è fragile risultano essere un valido alleato per il contenimento di frane, smottamenti e alluvioni. Sono quindi uno straordinario patrimonio storico, ambientale e culturale da difendere, testimonianza di un’opera collettiva che modella da sempre le nostre colline e montagne”.