"La Liguria è una delle regioni che sta trainando, come progettualità e investimenti, il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Sono veramente moltissimi i progetti finanziati, sia dal PNRR sia dagli investimenti complementari: dal cold ironing all'alimentazione elettrica delle banchine del porto della Spezia fino alla nuova Diga di quello di Genova, dalle nuove flotte di autobus al Terzo Valico".
Così il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti intervenendo al convegno "La sfida della transizione ecologica ed energetica per un paese più resiliente" al Centro congressi Villa Marigola di Lerici.
"Tutto quello che si sposta su ferro o con modalità elettriche fa parte di quella transizione ecologica di cui il Paese e il mondo hanno bisogno – aggiunge Toti - ovviamente da fare con grande attenzione e prudenza verso il nostro settore industriale, senza inutili estremismi ma con grande determinazione. Oggi dobbiamo mettere a terra molti milioni di euro di investimenti, c'è bisogno di una concreta collaborazione tra le pubbliche amministrazioni e un maggiore coinvolgimento degli enti locali".
"Credo che oggi si debba, a distanza di ormai un paio di anni dalla prima delineazione del PNRR, muoverci e correre – aggiunge Toti - Io credo che il modello Liguria possa essere un'indicazione, un sentiero: perché il segreto del modello Liguria non è stato il quadro normativo, è stata la totale assenza di velleitarietà, la capacità di individuare obiettivi raggiungibili, perseguibili nel tempo dato e, assieme a questo, una strettissima collaborazione inter istituzionale e un impegno di assunzione di responsabilità, che in questo Paese sempre di più tendiamo a rifuggire, responsabilità di tempi, di scelta, di spesa".
"Per quanto riguarda il tema della suddivisione dei fondi – conclude Toti - è giusto, a livello di principio, che vengano adottati in prima battura criteri territoriali, ma deve essere previsto un meccanismo di controllo e di backup per cui, fatta la suddivisione, se un soggetto non li spende, questi fondi vadano a chi ha più capacità di spesa: il secondo step deve essere necessariamente meritocratico".