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Perché il settore turistico fatica a trovare tutto il personale che serve? In evidenza

di Anna Mori – In questo momento storico la domanda è più alta dell’offerta, ma non solo questo. Ancora tanti pregiudizi e poca conoscenza delle reali opportunità.

La presentazione del Talent Day organizzato da Confcommercio sul settore turismo, è stata l’occasione per riflettere anche sul tema molto attuale della difficoltà a reperire personale da parte delle aziende che operano nel settore del turismo. I motivi ipotizzati sono molteplici.

Stiamo vivendo in un momento storico in cui la domanda supera l’offerta: tanti i profili di personale specializzato ricercati per i quali l’offerta da parte di chi cerca lavoro non è sufficiente. Quali potrebbero essere i motivi alla base di questa situazione?

La situazione attuale

La nostra città non è più la porta per le Cinque Terre, ma è diventata una vera e propria destinazione turistica, facendo diventare il comparto turistico un asset fondamentale per la nostra economia. Investire in un settore ovviamente porta con sé anche un’evoluzione: per essere e rimanere competitivi è necessario restare al passo con i tempi e con i cambiamenti che il settore del turismo ha portato con sé.

Attualmente non si parla più di ‘turismo’, ma di ‘turismi’:  un territorio cerca di presentarsi al turista attraverso la valorizzazione delle proprie risorse e il nostro, di opportunità, ne ha moltissime. Possiamo parlare infatti di turismo culturale, ambientale, storico e militare, emozionale ed esperienziale, crocieristico, enogastronomico, sportivo, insomma il ventaglio è ampio e soddisfa tutti i gusti.

Ma nonostante questo grande potenziale, le imprese che operano nel settore turistico, faticano a trovare lavoratori.

Su questo punto il presidente di Confcommercio La Spezia Vittorio Graziani ha ipotizzato che “uno dei motivi potrebbe essere legato al reddito di cittadinanza che ha portato ad accettare situazioni diverse da quella della ricerca del lavoro, questo però può essere uno dei fattori che hanno contribuito a questa situazione, ma non ne è la causa, come pure il declino demografico. Il fatto che un certo tipo di lavoro non viene accettato è perché forse non è ben conosciuto. Oggi ci sono ancora alcuni pregiudizi e un lavoro nel settore turistico presenta poca attrattiva per chi cerca lavoro: l’idea è quella di un lavoro molto più complesso e usurante di quanto non lo sia in realtà o che abbia una redditività bassa”.

Nel settore, siamo passati da un quasi azzeramento della domanda dovuta al periodo del COVID ad un boom di alcuni settori del turismo. “Il comparto del turismo, come tanti altri, è stato duramente colpito dagli effetti della pandemia – ha spiegato Mirko Talamone presidente dell’Ente Bilaterale Turismo - Tante attività si sono fermate e molti lavoratori si sono di conseguenza rivolti ad altri settori. Con l’intervento delle parti sociali siamo riusciti a far avere alle aziende dei ristori”.

Ancora tanti pregiudizi legati al lavoro nel settore del turismo secondo i quali questa sia un’occupazione ‘povera’ o di ‘ripiego’ – ha proseguito Talamone - E’ necessario invertire la tendenza e pensare che queste professioni sono in realtà un’opportunità sia lavorativa, ma anche reddituale. La contrattazione e le attività mirate in questa direzione sono fondamentali. Il governo, ad esempio, dovrebbe pensare a una detassazione degli stipendi dove la pressione fiscale è molto alta rispetto agli altri paesi europei. Abbiamo tutta una serie di strumenti che possono aiutare i lavoratori.

Il sistema che eroga l’indennità di disoccupazione, dopo la riforma, ha penalizzato i lavoratori stagionali in quanto prevede che l’indennità venga erogata per un periodo pari alla metà del tempo lavorato. Alcuni lavoratori stagionali dopo aver lavorato sei mesi, restavano senza stipendio per tre mesi. A seguito di una contrattazione sul turismo tra Regione Liguria e parti sociali, siamo riusciti a fare allungare di due mesi il contratto alle imprese che assumevano lavoratori stagionali, riuscendo così a coprire con la NASPI i quattro mesi all’anno di inattività. L’accordo permette anche ai lavoratori di accedere alla formazione e di qualificarsi maggiormente durante il periodo di inattività. E’ un esempio unico in Italia”.

In molti casi il problema dei mesi di inattività è stato risolto grazie alla tendenza verso la destagionalizzazione del turismo riscontrata nel nostro territorio che ha reso le stagioni turistiche molto più lunghe, in alcuni casi quasi continue, rispetto al passato.

Le nuove competenze e quelle tradizionali

I problemi relativi alla reperibilità di personale, però, non sono legati solo alla poca attrattività percepita da chi cerca lavoro nei confronti del comparto, ma anche al disallineamento tra le competenze possedute dai candidati e i bisogni del mercato.

Il gap riguarda quindi le competenze, dalle più tradizionali alle ‘nuove’ portate dalla transizione verde e digitale che ha interessato anche il settore del turismo e che ha determinato una forbice sempre più ampia  tra quello che cercano le aziende e quello che i candidati hanno da offrire in termini di competenze.

Su questo punto Vittorio Graziani ha spiegato che “c’è una difficoltà a gestire la transizione tra attività più tradizionali a quelle più attuali che in questo momento non trovano offerta, anche la nostra provincia è molto cambiata ultimamente e il turismo è diventato un nuovo asset economico importante”.

Contrariamente a quanto si possa pensare, il divario non riguarda solo le figure di alto profilo, ma anche quelle cosiddette ‘meno skillate’. Si cercano manager, tecnici del marketing, cuochi d'albergo, camerieri, autisti. Le nuove tendenze legate al verde e al digitale hanno portato con sé il bisogno di nuove figure quali energy manager, social media manager, data analyst, digital marketing manager ed esperti di digital management per prodotti e destinazioni turistiche, il destination manager che promuove un territorio spesso posto al di fuori dei grandi circuiti turistici per valorizzarne ricchezze e risorse. Si cerca anche laureati in economia, umanistica, urbanistica figure trasversali non prettamente tipiche del settore.

L'importanza della formazione

Le ricadute per le aziende sono assai pesanti. I processi di recruiting si fanno sempre più costosi e lunghi, con ripercussioni su costi e operatività. La soluzione potrebbe essere quella di portare le imprese, le istituzioni e gli ambienti scolastici a fare una riflessione a 360 gradi su come dare valore alle professioni turistiche. Il percorso deve partire dalla scuola, che deve formare le competenze strategiche sempre più richieste dal mercato del lavoro, attraverso anche i Pcto (Percorsi per le Competenze Trasversali e l'Orientamento) di qualità, favorire l'occupabilità e la transizione scuola-lavoro.

Nei momenti di crisi bisogna rivolgersi a chi può aiutare e farci uscire dalla crisi. Dobbiamo insieme uscire dai periodi critici favorendo la collaborazione tra le Associazioni di Categoria, gli Enti Pubblici, la Scuola, le famiglie. I segnali per essere ottimisti ci sono e noi faremo in modo di agevolare il passaggio nel modo migliore e nei tempi ottimali” ha commentato Vittorio Graziani.

Serve quindi una nuova formazione che tenga il passo con la crescita del settore, è fondamentale per il settore poter contare su risorse umane preparate. Quando parliamo di formazione spesso non viene compreso il suo valore e importanza per il mondo del lavoro. “Un lavoratore formato nel turismo fa sempre la differenza, è lui che lascia il ricordo del territorio al turista con cui si interfaccia. Il personale qualificato è’ un vantaggio per l’impresa da un lato e dall’altro consente al lavoratore una più facile collocabilità e ricollocabilità nel mercato del lavoro” ha sottolineato Mirko Talamone che ha aggiunto: “Non solo il PNRR fornirà degli strumenti alle aziende stesse per ammodernare e fare formazione permanente ai propri dipendenti, ma ci saranno anche le opportunità offerte dai fondi interprofessionali e da quelli europei che potranno consentire di aumentare le competenze professionali di chi opera o vuole operare nel settore del turismo. Il lavoro turistico non deve essere più considerato un ripiego, ma un’opportunità importante di che ambisce ad una stabilità. E’ anche necessario mettere in rete le conoscenze di chi cerca lavoro con le richieste delle aziende grazie ad eventi, quali il Talent Day, in cui si favorisce l’incontro tra domanda e offerta”.

Vogliamo che il settore del turismo abbia quella dignità che deve avere – ha concluso Giorgia Caporilli Consulente del Lavoro di Confcommercio - Il lavoro ha passato un periodo di crisi e dalle crisi si esce se si recuperano e condividono i valori. E’ per questo che abbiamo cercato la collaborazione di tutti, istituzioni, scuola, imprese, associazioni di categoria, per cominciare a creare le premesse per una nuova occupazione e un nuovo sviluppo dell’economia. Dobbiamo veramente tutti lavorare tutti insieme nella dimensione di valorizzare e responsabilizzare, innovando, ma anche guardando al passato e a quello che di buono è stato fatto”.

 

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