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Casa di sviluppo, nata nel 1998 a New York ed erede spirituale di Rockstar North, fondata in Scozia un decennio prima.

Per chiunque negli ultimi anni si sia anche solo avvicinato al mondo dei videogiochi, il nome Rockstar Games suona sicuramente familiare. La casa di sviluppo, nata nel 1998 a New York ed erede spirituale di Rockstar North, fondata in Scozia un decennio prima, è da tempo vista come uno dei protagonisti più importanti nel mondo del videogaming, grazie soprattutto ad alcuni titoli indimenticabili. Il maggior successo, GTA V, detiene numerosi record del mondo videoludico, e si prepara a entrare nel suo nono anno di vita con una base di giocatori enorme e con una nuova remastered per le console di attuale generazione.

Non solo Grand Theft Auto comunque: nel portfolio dell’azienda spiccano le serie Red Dead e Max Payne, oltre a titoli come Bully o L.A. Noir per i quali non si è mai smesso di sperare in un sequel. Da quando Rockstar ha iniziato a essere considerata una casa di sviluppo di primissimo livello, agli inizi dei 2000, sono ormai passati vent’anni costellati da reiterati successi: a ben vedere, possono essere trovate alcune costanti in grado di spiegare almeno in parte tale successo.

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Uno dei primi motivi va senza dubbio cercato nelle ambientazioni pensate per i vari titoli: grandi mappe aperte. È vero che i setting prescelti rappresentano già in partenza idee ispirate, basti pensare alle ambientazioni contemporanee di GTA3, agli anni ’80 di GTA Vice City, alla California degli anni ’40 di L.A. Noir o al West americano di Red Dead Redemption; tuttavia, tali ambientazioni sarebbero risultate molto meno convincenti se trattate in un contesto diverso da quello open world scelto da Rockstar.

Una decisione non scontata specie sul piano tecnico: nel 2001, anno di uscita di GTA3 e primo vero successo degli sviluppatori, le console non erano ancora a tal punto avanzate da consentire una riproduzione agevole di grandi mappe. Ciononostante, il lavoro svolto in tale direzione fu tale da sfornare un open world che, per l’epoca, rappresentava il massimo del genere, riuscendo inoltre ad annullare i momenti di caricamento nel passare da una zona all’altra della mappa. Nei titoli successivi delle varie serie si è proseguito in questa direzione, consolidando il ruolo di Rockstar nella creazione di mondi immersivi e realistici.

Altro aspetto distintivo è la mole di contenuti presente nei vari titoli e aggiuntiva rispetto alla storia principale. Le attività secondarie sono tipiche dei titoli Rockstar: dal casinò di GTAV, che ripropone alcune caratteristiche di piattaforme online come il bonus giornaliero di accesso per la roulette, alla caccia ai collezionabili a tema western di Red Dead Redemption, i contenuti opzionali sono tantissimi e hanno sempre punteggiato le mappe di gioco, aggiungendo ore di gameplay. Non è un risultato banale, considerando come attività secondarie e collezionabili siano sempre guardati con sospetto da un’utenza ben poco desiderosa di ritrovarsi invischiata in azioni ripetitive e poco ispirate. Un rischio aggirato soprattutto nelle componenti online degli ultimi titoli, da GTAV a Red Dead Redemption 2: le componenti multiplayer di questi titoli infatti si basano su aggiornamenti gratuiti rilasciati con frequenza senza precedenti, volti a fornire costantemente nuove azioni, attività e contenuti estetici.

gta

Infine, l’abbondanza di contenuti opzionali non può far passare in secondo piano uno dei principali punti di forza degli sviluppatori: la narrazione. Ogni titolo infatti è caratterizzato dall’essere prima di tutto un’avventura open world pensata per giocatore singolo: le storie che il singolo giocatore è stato chiamato a vivere si sono sempre distinte per la cura nella loro scrittura. Chiunque ci abbia giocato almeno una volta non potrà fare a meno di ricordare le vicende di John Marston, Carl Johnson, Arthur Morgan o Jimmy Hopkins, giusto per citare alcuni dei più iconici protagonisti. Una scrittura che è a sua volta alla base dei costanti richiami fra i titoli: la trilogia 3D di GTA, per esempio, è ambientata nel medesimo universo con camei di personaggi e riferimenti tra un gioco e l’altro, così come i numerosi riferimenti tra gli ultimi due titoli della serie. E se i due capitoli di Red Dead Redemption sono stati concepiti fin dall’inizio come il secondo a fare da prequel al primo, i richiami fra le due mappe sono comunque conseguenza di una precisa volontà di ricercare sensazioni di familiarità nel videogiocatore. Una scelta che sicuramente paga, come dimostrato dagli innumerevoli successi ottenuti.

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