Prosegue il confronto tra le associazioni di categoria dei Balneari e Regione Liguria sul futuro delle concessioni demaniali: lunedì scorso i delegati di Cna hanno incontrato l’Assessore regionale al demanio Marco Scajola e il Presidente Giovanni Toti.
“Siamo intervenuti - commenta il Presidente di Cna Balneari Alessandro Riccomini - per chiedere che le istituzioni e il Governo, in particolare, esprimano fermamente la loro posizione rispetto a quanto dichiarato dal Consiglio di Stato, ricordando che la riforma della legge sul demanio è fondamentale ma che servono i tempi tecnici per poterla realizzare”.
“Si deve tenere ben presente della realtà di cui parliamo – prosegue Riccomini - e del fatto che stiamo decidendo il futuro. Si tratta di intere famiglie che hanno messo idee, pensiero, lavoro, tempo e denaro nel progetto di vita chiamato ‘stabilimento balneare’. La figura del balneare è stata spesso demistificata come se fosse il capro espiatorio di una situazione che per colpa della politica è stata lasciata ferma per anni. Se le concessioni demaniali sono basse, la colpa è di chi non modifica la legge e non di chi la subisce, ma è necessario ricordare, arrivati a questo punto, che il balneare non si limita a pagare tali concessioni e basta. Ma paga l’imposta regionale e comunale del canone che vanno dal 20% al 100% dello stesso. I balneari pagano una Tari ingente, in riferimento ai metri quadrati della spiaggia gestiti, e per tutto l’anno, l’IMU sui manufatti, nonostante si tratti di beni situati su suolo pubblico e paga l’IVA al 22%, nonostante le attività del settore turistico godono dell’aliquota agevolata al 10%. Tutto questo per completare il quadro che spesso è raccontato solo per metà, dandone un’immagine non completa, attinente solo al costo delle concessioni”.
“Cna Balneari Liguria ha chiesto che la Regione si faccia portavoce con il Governo della necessità di mettere a riparo l'attuale sistema e di intervenire rispetto alla sentenza del Consiglio di Stato – conclude il Presidente Alessandro Riccomini – e si provveda al riordino della normativa di settore a cominciare dalle parti non toccate dalla Legge di Bilancio 2019”.