La riffa dello scontrino è l’ultimo esempio di pressapochismo politico. Anzi, è l’emblema di come, in un momento di gravità come questo, si cerchi di allontanare la tensione di categorie allo stremo, aggiungendo nuove preoccupazioni alle tante esistenti.
Va detto che oggi gli operatori del commercio farebbero salti di gioia pur di emettere uno scontrino nella carestia di consumi dovuta all’emergenza sanitaria. Con o senza il ricorso al gioco d’azzardo statale a premi.
Non s’illudano, però, i legiferatori che tracciare il pagamento del cappuccino quotidiano sia la panacea per sanare il Paese dall’evasione. Il male del sistema risiede altrove: nei movimenti vorticosi di capitali esteri, nel ricorso dei gruppi ai paradisi fiscali (spesso europei), nei benefici alle multinazionali del web, nel depauperamento del tessuto economico nazionale a favore di speculatori stranieri. Queste disparità di trattamento sono solo servite a mettere in ginocchio il commercio nelle nostre città.
Agli operatori locali resterà l’ennesima incombenza di effettuare le operazioni di registrazione della riffa, tenerne traccia e sostituirsi allo Stato nella fase iniziale di questo nuovo forsennato disegno. Ai cittadini, invece, la soddisfazione di essere tracciati in ogni loro spostamento di denaro, nei loro gusti, nelle loro intimità.
Non crediamo che una lotteria sia la giusta cura per fare uscire migliaia di famiglie che vivono di commercio dalle incertezze con le quali si confrontano ogni giorno. Sicuramente non è la via corretta per fare uscire gli italiani dall’emergenza.
Confcommercio La Spezia