Innumerevoli piccole sculture in terracotta che raffigurano uomini apparentemente affaccendati in qualcosa, senza mai fare fatica, busti con personaggi che nella loro semplicità hanno sempre un qualcosa di poetico. Sono oltre 30 le sculture e le installazioni che dialogano con le opere presenti nel Museo Diocesano di Massa (Ms) di Jacopo della Quercia come quelle di Bernini, Bernardino della Scala, solo per citare alcuni nomi. E l’effetto è affascinante e tutto da scoprire. E’ questa la mostra di Pino Deodato dal titolo significativo “Abbiamo perso la testa” inaugurata sabato 30 giugno, che rimarrà aperta fino al 9 settembre 2018, organizzata dal Museo Diocesano, Associazione Quattro Coronati di Massa e Comune di Massa.
Pino Deodato (Vibo Valentia 1950), è uno scultore innamorato della materia. Una materia che assume una funzione primordiale, quasi terapeutica, per lo scultore che diventa una sola cosa con la scultura. E’ un amore fisico e metafisico, un affetto che si trasforma in opera d’arte. Il percorso espositivo presenta sculture e installazioni alcune piccole altre più grandi distribuite nelle sale del museo. Il suo stile è alieno da preoccupazioni di avanguardia, ma allo stesso tempo semplice e imbevuto di una modernità primitiva e arcaica, per mettere in evidenza il compito che secondo lui deve avere l’arte e cioè quello di raccontare cose che ci sono, ma che non si vedono le opere devono suscitare emozioni tali da permettere la ricerca della verità. Siamo bombardati continuamente da riflessioni, considerazioni, conclusioni di politici, filosofi, sociologi, giornalisti che sembra abbiano tutti ragione, l’impressione vera, invece, è quella che essi non essere padroni della verità, ma che stiano cercando di inseguirla affannosamente.
“Con “Abbiamo perso la testa” Deodato – spiega Mauro Daniele Lucchesi direttore artistico dell’Associazione Quattro Coronati- si assume emblematicamente il senso che non ci sono parole per rispondere alle domande e ai bisogni di cui la società contemporanea ha bisogno, come dimostra la crisi ideologica e di ideali che pervade l’intera società globale. Il lavoro di Pino Deodato è un invito a ritagliarsi un po’ di silenzio, una scelta che ci aiuterebbe da una parte a vivere in armonia con il mondo delle cose, dall’altra a trovare una via d’uscita alle problematiche dell’uomo moderno”.
Da sempre Pino Deodato infatti, intende l’arte come una missione nei confronti dell’uomo, quella di aiutare a vivere una vita migliore invitandolo ad una riflessione filtrata dai sentimenti con la consapevolezza che l’arte è una sovrastruttura della società ma che ha comunque la possibilità di aiutare a riflettere e a considerare aspetti della vita a cui non siamo abituati a pensare; le opere di Pino Deodato nella loro apparente semplicità interagiscono con lo spettatore generando consapevolezza e condivisione di stati emozionali innescando una piccola rivoluzione intima e privata sia che vengano affrontate grandi problematiche che piccole riflessioni umane.
Il Museo Diocesano di Massa si trova in Via Alberica 26 e la mostra è aperta ad ingresso libero il giovedì, venerdì e sabato ore 21 – 24.
Informazioni: www.comune.massa.ms.it telefono 058554901, Museo Diocesano telefono 0585499241, e-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. Associazione Quattro Coronati, e-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., tel. 3288375423
Biografia di Pino Deodato
Pino Deodato nasce a Nao (Vibo Valentia) il 18 dicembre 1950. Si iscrive alla scuola d’arte inferiore e, giovanissimo, fin dall’età di 11 anni, inizia a creare i primi dipinti e a lavorare la terracotta. Conseguito il diploma di maturità artistica, nel 1969 si trasferisce a Milano per frequentare l’Accademia di Belle Arti di Brera. Nel capoluogo lombardo entra in contatto con i maggiori esponenti d’arte milanese, e durante gli studi sarà l’assistente dell’artista Giangiacomo Spadari per ben 5 anni. In questi anni si avvicina all’ambiente artistico francese e ad artisti come Edoardo Arrojo spagnolo ma trasferitosi a Parigi. Gli anni ’70 infatti sono fondamentali dal punto di vista politico e dell’impegno sociale, le opere riflettono questo periodo storico con una pittura critica, dove Deodato esprime la volontà di cambiamento realizzando dei murales. Espone al “Salon de la Jeune Peinture” presso il Musèe D’Art Moderne di Parigi e al Musèe du Luxemburg, oltre che alla galleria Alvarez di Lisbona e di Oporto. All’inizio degli anni ’80 inizia ad eseguire dei lavori legati al movimento della transavanguardia, con un ritorno alla pittura e un reinserimento delle sue opere nel sistema dell’arte, tra i primi soggetti realizzati ci sono: miti, eroi, personaggi storici e de “Le mille e una notte”. In questi anni espone in varie città italiane: da Milano presso le Gallerie: Il Milione, Cardi e Gastaldelli; a Lucca presso la Galleria di Claudio Poleschi e la Galleria Narciso di Torino. Vive e lavora a Milano.