I Grandi & fanti si sono classificati al quarto posto nella categoria gruppi, ottenendo però, grazie alla peculiarità e alla carica innovativa del brano da loro presentato, lo speciale riconoscimento della giuria, presieduta dal professor Andrea Gallea, esperto di musica e dialetto. Al primo posto si è piazzata la band Quei de Rsciugni di Rossiglione, cittadina dell'entroterra genovese ai confini col Piemonte, con il brano Gnacchi e furbi, il quale, grazie alle particolarità fonetiche della parlata locale, riesce a dar voce in modo efficace alle tipiche sonorità del rock. Nella categoria solisti, invece, affermazione di Andrea Colace con Il portuale, un pezzo che attraverso il ricordo della vita del padre affronta un tema di grande attualità, quello del lavoro.
Il premio per il miglior testo è andato, infine, a Dino Sobrero, cantautore del gruppo di Rossiglione, che in veste di solista ha presentato il brano I ögi der Gazàn, struggente ballata che racconta il primo conflitto mondiale attraverso gli occhi del nonno, giovane contadino strappato alla terra natia per combattere una guerra non sua. I premi sono stati consegnati da Angelo Berlangieri, assessore alla cultura della Regione Liguria, ed Elmo Bazzano, direttore artistico del festival e presidente della Consulta Ligure.
Per il gruppo dialettale riomaggiorese si è trattato in realtà di una conferma. Infatti, già nella scorsa edizione, se pur non ancora con l'attuale formazione, la band si era aggiudicata due importanti riconoscimenti: il premio per il miglior testo con Lebeciu, brano di intensa e poetica malinconia scritto da Enrico Bonanini, e il primo premio nella categoria solisti con Er munumentu, vero e proprio inno al paesaggio delle Cinque Terre, nato dall'incontro delle musica di Bonanini con la poesia di Siro Vivaldi. Quest'anno al basso di Bonanini e alla voce di Francesco Buttà si sono aggiunti il bouzouki del giovanissimo Luca Scapin, che ha deliziato il pubblico con i suoi assoli, e le chitarre di Leonardo Franceschetti e Tommaso Pasini, altri due giovani talenti riomaggioresi che con le loro note hanno egregiamente commentato e accompagnato il pezzo.
I Grandi & fanti hanno eseguito Vega vughina, canzone scritta a quattro mani da Enrico Bonanini e Davide Bozzo e musicata dallo stesso Bonanini. Si tratta di un brano che colpisce per la sua semplicità e immediatezza, ma nello stesso tempo aperto a diversi livelli interpretativi. Innanzitutto, come recita il sottotitolo, troviamo la nostalgia di un'estate lontana tra infanzia e adolescenza, il racconto di una storia come sospesa tra sogno e realtà. A una più attenta lettura si scopre tuttavia che il ricordo personale è soltanto il pretesto per dar voce alla memoria collettiva, all'ultima evocazione di un mondo che svanisce, quello della cultura tradizionale riomaggiorese, armoniosamente declinata nella duplice dimensione marinara e contadina. Infine, spingendosi ancor più in profondità, è possibile leggere il brano come un vero e proprio manifesto, l'invito a ritornare alle proprie origini, a un modo più autentico di fare musica, scrivere, raccontare, in cui note e parole ritrovino piena capacità di rappresentare e dare senso a ciò che ci circonda. Non è un caso, del resto, se tali contenuti trovano espressione musicale attraverso il ritmo rotondo del Mediterraneo e il suono brillante del bouzouki, quelle stesse sonorità attorno alle quali Fabrizio De André e Mauro Pagani hanno costruito Crêuza de mä, capolavoro di portata mondiale e imprescindibile punto di riferimento per la canzone ligure.
Secondo Enrico Bonanini, la forza evocativa della canzone dei Grandi & fanti si percepisce già tutta nelle due parole che ne compongono il titolo e ritornano più volte nell'inciso: «L'espressione vega vughina, pur trovando la propria origine nel verbo vogare, è un gioco di parole, una sorta di ninna nanna recitata ai bambini e in quanto tale non ha un vero e proprio significato, può voler dire tutto e nulla, proprio come – se mi passate l'accostamento irriverente – l'obladì obladà dei Beatles».
Davide Bozzo sottolinea, invece, l'intensità dell'esperienza vissuta dalla band ad Albenga: «La cosa più bella del festival, al di là dell'ovvia soddisfazione di presentare il proprio brano e ottenere un riconoscimento, è stata vivere l'atmosfera del retropalco, l'incontro con gli altri gruppi e la conoscenza dei vari artisti, con molti dei quali c'è stata autentica e reciproca ammirazione, nonché un interessante scambio di idee linguistiche, letterarie e musicali. Ricordo, in particolare, il momento in cui Enrico e Luca hanno duettato al bouzouki con Andrea Facco, il quale ha improvvisato una propria interpretazione di Vega vughina, facendo poi i complimenti dal palco al giovane Luca».