Dopo il premio UBU 2010 come miglior spettacolo dell'anno ricevuto per Finale di Partita di Samuel Beckett, Massimo Castri affronta qui per la prima volta un altro maestro del '900 come Eugène Ionesco, autore d'avanguardia, deciso a voltare le spalle al teatro canonico e sfuggire al realismo e alla psicologia.
La genesi di questa anticommedia è famosa; a partire dalle frasi di un manuale di inglese che doveva ripetere e studiare per imparare la lingua, Ionesco iniziò a riflettere sulla non significanza del linguaggio, sulla frequenza delle ovvietà e dei luoghi comuni che sostanziano le conversazioni quotidiane, e decise di farne il tema di questo testo.
Questa spinta parodica e la rivolta contro la convenzionalità si riflette nella struttura del testo che ripropone molti dei cliché delle forme teatrali ancora dominanti nel teatro francese del dopoguerra, mescolando vaudeville e pièce bien faite
I protagonisti sono due anonime coppie inglesi - gli Smith e i Martin - rappresentati come gli archetipi della borghesia; parlano ma non comunicano, limitandosi a uno scambio di frasi banali e convenzionali, non pensano perché hanno perso la capacità di pensare, non esprimono emozioni e passioni, né le comunicano agli spettatori. Sono prigionieri del conformismo, simili ad automi viventi, senza alcuna sostanza psicologica.
Il risultato è una situazione paradossale, comico-grottesca in cui i protagonisti dialogano sul nulla.
La bizzarria del titolo suggerisce chissà quali significati simbolici; niente di tutto questo, fu solo il risultato del lapsus di un attore durante le prove.
L'enigmatica cantatrice calva che ha dato il titolo all'opera, disperatamente assente, costituisce una manifestazione supplementare dell'incoerenza; non facendo mai apparire la cantatrice calva, Ionesco parodia una tecnica destinata a creare il mistero attorno ad un personaggio che svolge tuttavia un ruolo importante nell'azione, anche se non svolge alcun ruolo.
Per informazioni e prenotazioni chiamare allo 0187/757075