No Other Land il film-documentario scritto, diretto e montato integralmente da un collettivo israelo-palestinese presentato in anteprima al Festival di Berlino nella sezione ‘Panorama’, e di recente candidato agli Oscar 2025 come miglior documentario è in programma in esclusiva al Cinema Il Nuovo.
Lunedi 24 Febbraio ORE 17.00- 19.00
Martedi 25 Febbraio ORE 21.15
Mercoledi 26 Febbraio ORE 19.00
I filmati seguono le vicende della comunità di Masafer Yatta, un agglomerato composto da circa 20 villaggi palestinesi sparsi tra le colline di Hebron nel territorio occupato della Cisgiordania Meridionale.Si tratta di un’area di delicato equilibrio dove gli abitanti convivono a stretto giro con i coloni che è stata improvvisamente dichiarata nel 2022 ‘zona di addestramento militare’ dalla Corte Suprema Israeliana costringendo coloro che in quei territori erano nati e cresciuti a una lotta continua e pericolosa per la permanenza contro i soprusi dell’esercito.Questa straordinaria storia di resistenza attiva prende vita attraverso le coraggiose riprese della videocamera dell’attivista Basel Adra, originario della zona, supportato nell’impresa dal giornalista israeliano e coetaneo Yuval Abraham.
Alla realizzazione hanno partecipato anche l’autore palestinese Hamdan Ballal e l’attivista israeliana Rachel Szor a coronamento di un progetto che riesce, tra le altre cose, a mettere insieme le forze di persone appartenenti a due popoli, che troppo spesso vengono presentati come inesorabilmente distanti, a difesa di una causa comune, in questo caso a protezione delle libertà fondamentali degli individui e a rivendicazione del diritto degli uomini di restare nella propria terra d’origine.
Ciò che salta agli occhi è la straordinaria resilienza di uomini, donne e bambini che vogliono solamente rimanere lì dove gli antenati prima di loro hanno costruito con difficoltà l’avvenire della propria comunità sin dai tempi del mandato britannico degli anni ‘20.
Nel luogo dove hanno assaporato il mormorio delle albe e la serenità dei tramonti, dove hanno mangiato, corso, gioito, amato, sofferto, lì dove in poche parole hanno vissuto e hanno formato la loro identità.
Ed è così che, dove l’esercito provoca cementificando i pozzi d’acqua e demolendo ripetutamente le abitazioni e le scuole, loro puntualmente, senza utilizzare violenza, reagiscono.
Dopo aver assistito impietriti per l’ennesima volta alla scena dei bulldozer israeliani che accartocciano le loro abitazioni come lattine di alluminio prendono tutti i loro averi, puliscono e trasportano i loro materassi impolverati dai residui delle macerie spostandosi un po’ più in la, ancora una volta, ma senza andarsene. E con più volontà di prima, quando l’esercito se ne va, ricostruiscono e ripartono senza prospettiva.
No Other Land non è quindi soltanto un titolo, è un imperativo categorico, una manifestazione di autodeterminazione che parte dal concetto che un’altra terra non c’è perché non ci si può dimenticare quella a cui si appartiene.