Può essere rischioso quando un regista occidentale sceglie di raccontare una cultura lontana, ma a volte il risultato è convincente. Isabelle Huppert è una donna francese in lutto da molto tempo che riesce ad accettare la scomparsa del marito nel corso di un viaggio di lavoro in Giappone dove conosce il personaggio interpretato da Tsuyoshi Ihara August Diehl.
Presentato in anteprima alla Mostra Internazionale d’arte Cinematografica di Venezia, il film di Girard è un racconto tenero, delicato e umile che non ha grosse pretese. L’alchimia tra l’uomo e la donna al centro della scena è spesso fatta di silenzi, gesti fugaci e scambi di sguardi più che dai dialoghi.
Tuttavia coinvolge lo spettatore con sensibilità e intimità. La regista prende ispirazione da Yasujiro Ozu portando sullo schermo una storia minimalista ed essenziale narrata con intelligenza attraverso una donna che in tarda età scopre un nuovo scopo della sua vita.
Il passato può essere ingombrante e Sidonie all’inizio del film convive con l’ombra della perdita, vedendo il fantasma del marito scomparso. Ma non come potrebbe accadere in una ghost story o in un film horror perchè questa presenza è tutt’altro che inquietante.