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La comunità di San Terenzo riunita per commemorare il centenario dello Scoppio di Falconara In evidenza

di Anna Mori – Questa mattina si è tenuta la cerimonia di commemorazione del centenario dello scoppio di Falconara, un momento pieno di emozioni e testimonianze per la comunità di San Terenzo.


Questa mattina in Piazza Brusacà a San Terenzo, si è tenuta la cerimonia di commemorazione del centesimo anniversario dello Scoppio di Falconara alla presenza delle autorità civili e militari. La celebrazione è stata aperta dalla Fanfara di Presidio del Comando Marittimo Nord che ha intonato l’Inno di Mameli.


La platea ha poi ascoltato rapita la lettura da parte di Roberto Alinghieri di un articolo dell’epoca di Giannetto Buongiovanni che ha così descritto l’accaduto: “Poi la terra tremò, i vetri volarono in schegge, e una tromba enorme d’aria s’abbatté sulle case degli uomini dormienti, aspirò, travolse, spazzò, spezzò in un turbine mentre una grandine di pietre, di massi, di piante, una pioggia di fango cadeva tutto all’intorno. E poi non rimase, pochi istanti dopo, che un pauroso silenzio di morte. Un attimo o un’eternità, che la terra e gli uomini parvero intontiti sotto il colpo, e poi le prime grida dei feriti squarciarono l’orribile silenzio, notte d’incubo. Si videro arrivare lungo le strade ingombre i primi fuggiaschi, impazziti, sanguinanti, seminudi, inebetiti, incuranti della pioggia che li flagellava, fuggivano, ma dove? Dove poteva essere la salvezza e che cosa era avvenuto? Quale mostruosa catastrofe. Il vento portava nella pioggia odore d’arso, di incendio, le case crollavano e grida si udivano.

Le voci si ricercavano e creature invocavano aiuto. Il terremoto, la polveriera, i fulmini, i morti, i feriti. Parole d’angoscia nel buio senza scampo. Da Spezia corsero i primi animosi ad aiutare, brancolanti nell’oscurità. Quasi non riconoscendo più il paese, sovvertito. L’alba livida, offerse agli occhi dei superstiti e degli accorsi rovina miseranda pietosa. … Le cause ormai sono note, un fulmine, anzi due l’uno dopo l’altro. Il primo rese inservibile il parafulmine che difendeva il forte di Falconara, il secondo fece scoppiare le millecinquecento tonnellate di munizioni che vi erano depositate. Ora i tecnici discuteranno con molte edotte argomentazioni se presenti più sicurezza per i forti, il parafulmine frankliniano o quello a gabbia. …… Se ci sono depositi di munizioni esuberanti, vengano eliminati. Quelli che occorrono per la tranquillità e la sicurezza dello stato anche pensando ai cordiali accordi internazionali vengano impiantati in regioni lontane dall’abitato….e sistemati razionalmente in tanti piccoli gruppi isolati e difesi….”.


Il Sindaco Leonardo Paoletti ha voluto poi, con il suo pensiero, ricordare l’evento che ha definito tragico ma che è diventato un simbolo grazie al fatto che la comunità stretta attorno alla sofferenza ha costruito qualcosa di nuovo. La memoria si è tramandata con grande senso di rispetto per l’evento stesso, per quel forte che oggi è disintegrato, ma che per i Santerenzini ci sarà sempre. La comunità ha affrontato tutto con orgoglio, fatica e sofferenza, ma vincendo lo sconforto ha ricostruito il paese. “Uno dei primissimi esempi di Protezione Civile che si possano ricordare – ha concluso Paoletti - quella notte del 1922 qui a San Terenzo la Pubblica Assistenza lericina era presente. San Terenzo è una comunità che ha tanto da raccontare al mondo, qui sono passati poeti che con il romanticismo hanno dato un’idea di Europa e San Terenzo per un certo periodo è stato la culla di questi personaggi. Qui hanno soggiornato uomini come Giuseppe Garibaldi e tantissimi altri che parteciparono al Risorgimento Italiano”.


Dunque legato all’evento di Falconara il primo esempio di Protezione Civile. “E’ importante comprendere come eventi, anche di cento anni fa, si calino nella sensibilità e memoria della comunità – ha commentato Fabrizio Curcio, Direttore del Dipartimento di Protezione Civile Nazionale - Credo sia importante che le istituzioni contribuiscano ad incrementare e ravvivare questo ricordo” Curcio ha poi sottolineato come l’articolo di Buongiovanni sia attualissimo trattando temi che ricorrono in tutti gli eventi anche oggi: la morte dopo l’evento drammatico, la voglia di ripresa, i feriti, la ricostruzione, la forza della natura su cui si fatica a fare prevenzione, il soccorso, la generosità della comunità, la Pubblica Assistenza di allora e quella di oggi, il sistema di Protezione Civile del volontariato. E poi il tema della ricostruzione, di una comunità che vuole tornare a rivivere. E infine la capacità di adattarsi. Curcio ha poi concluso “un vero sistema di protezione civile deve aggiornarsi quotidianamente, interpretando anche le esigenze del domani, su questo continueremo a lavorare senza sosta”.


Giacomo Giampedrone Assessore Regionale alla Protezione Civile ha aggiunto come la Protezione Civile sia un sistema dove nessuno vince da solo e risponde ad un’emergenza solo con le proprie capacità. La grande forza è la sinergia “Non possiamo prevedere ciò che accadrà, ma anche di fronte all’imprevisto, sapere che c’è un sistema solido fatto di persone per bene e associazioni che danno una mano per gli altri, per noi è un modo meno gravoso di svolgere un difficile mestiere e per la comunità significa un po' di sicurezza in più”.


Durante la cerimonia è stato più volte sottolineato il grande valore della memoria e dei racconti che si tramandano di generazione in generazione, soprattutto in un mondo in cui la tecnologia e la rapidità, spesso portano a dimenticare. Tra i presenti anche l’Ammiraglio Luigi Romani, storico comandante della Capitaneria di Porto e cittadino onorario di Lerici. La notte tra il 28 e il 29 settembre 2022 ha vissuto in prima persona lo Scoppio di Falconara: “Io sono stato una vittima del disastro di Falconara. Dormivo fra mio padre e mia madre. Mia madre si era alzata da letto per chiudere la finestra che si era aperta. In quel momento sono stato ferito perché una pietra ha sfondato il tetto e sfiorato la mia fronte. Fortunatamente mia madre si era alzata e quindi si è salvata, altrimenti la pietra l’avrebbe colpita sulla testa”.


Significativa anche la testimonianza della Signora Zelinda Gelardini seduta accanto a noi in platea: “Mia mamma aveva tredici anni. Abitava in una casa alla marina, su tre piani, un vano sull’altro. Una grossa pietra ha aperto una voragine nel tetto e nel pavimento. Mia mamma ricorda che era buio pesto e che i suoi genitori le gridavano di stare ferma immobile, di non muoversi assolutamente per non cadere di sotto e che sarebbero andati a recuperarla. Fu soccorsa alcune ore dopo, all’alba, dal suo papa, lei restò immobile attaccata ad una parete con i piedi che poggiavano su quello che restava del pavimento”.


Per l’occasione, il Comune di Lerici ha realizzato un cofanetto con tre volumi dedicati allo Scoppio di Falconara che ha deciso di donare alla Pubblica Assistenza per raccogliere fondi. Il Presidente della Pubblica Assistenza di Lerici Rodolfo Basadonne ha voluto sottolineare come da un’esperienza negativa come quella di Falconara possa nascere qualcosa di buono. “Il volontariato è una forma di benevole egoismo: quello che riceviamo dalle persone che aiutiamo è nettamente superiore a quello che possiamo dare loro. Abbiamo bisogno di braccia, perché ognuno nel suo piccolo può fare qualcosa. Da preparare un pasto a riempire un foglio in una segreteria da campo, le esigenze stanno aumentando. Vorrei citare una frase che si diceva sempre nella mia famiglia ‘Allungare la mano per chiedere è nettamente più pesante di allungare la mano per donare’, quindi dateci una mano. Ringraziamo l’Amministrazione per questo dono che ci permetterà di aiutare quelli che hanno bisogno”. Il Sindaco Paoletti ha poi consegnato una targa al Presidente Basadonne per celebrare l’aiuto dato alla popolazione dalla Pubblica Assistenza in occasione dell’evento di Falconara.


Anche attraverso l’arte può arrivare il ricordo e mantenersi la memoria e l’arte, in questo caso, è rappresentata da una statua che rimarrà sul lungomare di San Terenzo ad eterna memoria dello scoppio di Falconara, “La metamorfosi della Fenice”, realizzata dall’artista Antonio De Paoli, vincitore di un concorso di idee indetto dal Comune di Lerici: “Quell’esplosione non solo è rimasta nel cuore e nell’anima delle persone che abitano questo luogo, ma è un fatto diventato storico. Quando lessi la pubblicazione del concorso, fu una sorpresa perché non conoscevo questo avvenimento. Ecco perché è importante, attraverso l’arte, ricordarlo in perenne memoria, perché sia un esempio per tutti. Fu ricostruito il paese in poco tempo, un esempio di reazione straordinaria, i liguri sono straordinari, hanno un carattere di reazione incredibile, non si abbandonano a tristezze e malinconie, ma si danno subito da fare. Questo mi ha molto colpito. Penso che l’opera d’arte non debba essere arredo urbano, ma qualcosa che deve far pensare e dare l’esempio”.


In occasione della commemorazione del centenario è stato anche emesso un francobollo da Poste Italiane. Il bozzetto è stato realizzato da Antonio De Paoli e rappresenta la rinascita della Fenice. Ha un valore oltre che simbolico anche di divulgazione e di conservazione della memoria essendo distribuito sul territorio nazionale. Il francobollo è stato inserito in un pieghevole con le immagini e la descrizione dell’evento di Falconara.

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