Con Il castello errante di Howl si conclude Lunedi 5 settembre ore 21.15 al Nuovo la rassegna “Un mondo di sogni animati” che, fino a questo momento, ci aveva permesso di viaggiare attraverso alcuni dei capolavori del maestro di casa Ghibli, Hayao Miyazaki. Ci permettiamo di dire che, forse, non poteva esserci modo migliore per concludere questa iniziativa, che da La città incantata sino a questo titolo, ci ha trasportato in un mondo fatto davvero di sogni, di universi impalpabili, tanto sfuggenti quanto significativi.
Con Il castello di Howl, infatti, si chiude un cerchio, una circolarità narrativa che, ancora una volta, torna a “spolverare” alcuni dei temi più cari al maestro, quale l’interiorità più pura dei protagonisti, presentati nel loro essere semplicemente umani, con i loro amori, i loro sentimenti ed emozioni; non si fa da parte, anzi torna a farsi sentire, prorompente, la coscienza antimilitarista di Miyazaki, quello stesso rifiuto della guerra che ci aveva accompagnato, nel suo stampo antifascista, in quel 1992, con Porco rosso. Sebbene in misura più ridotta, invece, tornano a farsi sentire i riferimenti all’ecologismo, alla buona fede nel prossimo, e tutte quelle storiche riflessioni sull’amicizia, che, in breve, fanno di questa grande tappa un vero e proprio inno alla vita secondo il maestro Hiyao Miyazaki.
Quindi, ecco il ritorno di un prodotto che, a suo modo, sa come differenziarsi dai quelli concorrenti, collocandosi fuori da logiche classiche e scontate. La critica, nel 2005, facendo tesoro di questa espressione animata tanto raffinata quanto malinconica, presentava il regista come candidato agli Oscar, accanto a La Sposa Cadavere di Burton e al Wallace & Gromit – La maledizione del coniglio mannaro di Steve Box e Nick Park.