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Patrono di notai, scrivani e vetrai.

Oggi 25 aprile, la chiesa festeggia San Marco Evangelista, patrono di notai, scrivani e vetrai.
La figura dell’evangelista Marco, è conosciuta soltanto da quanto riferiscono gli Atti degli Apostoli e alcune lettere di s. Pietro e s. Paolo. Non é stato certamente un discepolo di Gesù, Marco era il figlio della vedova benestante Maria, che mise a disposizione la sua casa in Gerusalemme e l’annesso orto degli ulivi.

Nella grande sala della loro casa, fu consumata l’Ultima Cena e lì si radunarono gli apostoli dopo la Passione e fino alla Pentecoste. Quello che è certo è che fu uno dei primi battezzati da Pietro, che frequentava assiduamente la sua casa e infatti Pietro lo chiamava in senso spirituale “mio figlio”.

San Marco Evangelista, Particolare di una placchetta argentea della Croce Astile/reliquiario, di ambito fiorentino del XV secolo, conservata presso il Museo Diocesano di Sarzana.

Il Vangelo scritto da Marco, considerato dalla maggioranza degli studiosi come “lo stenografo” di Pietro, va posto cronologicamente tra quello di s. Matteo (scritto verso il 40) e quello di s. Luca (scritto verso il 62); fu scritto tra il 50 e il 60, nel periodo in cui Marco si trovava a Roma accanto a Pietro.

Secondo un’antichissima tradizione, Pietro lo mandò ad evangelizzare Alessandria d’Egitto, qui Marco fondò la Chiesa locale diventandone il primo vescovo.
Nella zona di Alessandria subì il martirio: fu torturato, legato con funi e trascinato per le vie del villaggio di Bucoli, luogo pieno di rocce e asperità; lacerato dalle pietre, il suo corpo era tutta una ferita sanguinante.
Dopo una notte in carcere, dove venne confortato da un angelo, Marco fu trascinato di nuovo per le strade, finché morì un 25 aprile intorno all’anno 72; alcuni cristiani, recuperarono il corpo e lo seppellirono a Bucoli in una grotta; da lì nel V secolo fu traslato nella zona del Canopo.

La chiesa costruita al Canopo di Alessandria, che custodiva le sue reliquie, fu incendiata nel 644 dagli arabi e ricostruita in seguito dai patriarchi di Alessandria, Agatone (662-680), e Giovanni di Samanhud (680-689).
Lí nell’828, approdarono i due mercanti veneziani Buono da Malamocco e Rustico da Torcello, che s’impadronirono delle reliquie dell’Evangelista minacciate dagli arabi, trasferendole a Venezia, dove giunsero il 31 gennaio 828, superando il controllo degli arabi, una tempesta e l’arenarsi su una secca.
Le reliquie furono accolte con grande onore e riposte provvisoriamente in una piccola cappella, identificata nel luogo in cui oggi si trova il tesoro di San Marco.
nell’832 iniziò la costruzione della Basilica che venne, a fasi alterne ricostruita e ampliata dopo alterne vicende.
nel 1071 s. Marco fu scelto come titolare della Basilica e Patrono principale della Serenissima, al posto di s. Teodoro, che fino all’XI secolo era il patrono.

La cerimonia della dedicazione e consacrazione della Basilica, avvenuta il 25 aprile 1094, fu preceduta da un triduo di penitenza, digiuno e preghiere, per ottenere il ritrovamento delle reliquie dell’Evangelista, delle quali non si conosceva più la collocazione.

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