Sabato 22 ore 15.00 è la volta di Amarcord , una paroletta bizzarra, un carillon, una capriola fonetica un suono cabalistico, la marca di un aperitivo. convivenza di due opposti, la fusione di due estremi come distacco e nostalgia, giudizio e complessità, rifiuto e adesione, tenerezza e ironia, fastidio e strazio.
Se si uniscono amare, core, ricordare e amaro, si arriva a Amarcord” Con queste appassionate parole il regista riminese Federico Fellini descriveva una delle sue opere più conosciute, Amarcord per l'appunto, il cui titolo rientrerà a pieno titolo nel lessico italiano come neologismo.
Una contrazione del romagnolo m'arcord, mi ricordo. E proprio sulla memoria e del rapporto dell'uomo con quest'ultima si fonda l'intero lungometraggio, un elemento d'altronde preponderante nelle opere precedenti e successive del maestro del cinema.
Si tratta di un nuovo restauro in 4K, realizzato dalla cineteca di Bologna . Un'occasione da non perdere, che riporterà ancora una volta nelle nostre sale e sul grande schermo le toccanti melodie di Nino Rota, l'alter ego felliniano Titta, interpretato da Bruno Zarin, e una Rimini quanto mai onirica, distorta dal filtro dei ricordi e delle emozioni. A fare da cornice, come sempre, il ventennio fascista e le sue adunate, le feste di paese e i suoi bizzarri componenti, dagli zii matti alle tabaccaie prosperose.