L’aumento del subappalto e il destino dei relativi lavoratori, il blocco del turnover, l’assenza di investimenti sul deposito di Mazzetta e l’incognita dell’affidamento in house ad Atc del servizio di trasporto pubblico.
Sono queste le principali preoccupazioni espresse oggi in commissione lavoro dai sindacati, chiamati ad esprimersi sul piano industriale di Atc dopo l’audizione, venerdì scorso, del presidente dell’azienda Gianfranco Bianchi e dell’amministratore delegato Francesco Masinelli.
Come aveva anticipato Gazzetta della Spezia un mese fa, il piano industriale programma in modo “prudenziale”, come hanno detto gli stessi vertici di Atc, i prossimi dieci anni dell’azienda, con la speranza che l’affidamento in house si concretizzi in tempi brevi, con l’ok della Provincia e del Comune (in caso contrario entrerebbero inevitabilmente in gioco i privati).
Come? Da una parte con un blocco delle assunzioni e uno snellimento del personale attraverso i pensionamenti, con il contestuale aumento dei servizi affidati in subappalto dall’attuale 22 al 30 per cento nell'arco di dieci anni; dall'altra attraverso un investimento per rinnovare il malconcio parco mezzi, che al termine dell’orizzonte temporale abbracciato dal piano industriale dovrebbe abbassare l’età media dei bus dagli attuali 12,8 anni a 7,5. Una boccata d’ossigeno per autisti e utenti che porterebbe a una riduzione del parco mezzi dalle attuali 270 a 252 unità.
A preoccupare i sindacati, però, c’è anche la volontà espressa dall’azienda di organizzare una gara per l’affidamento del subappalto: nel mirino ci sono soprattutto le tipologie di contratto utilizzate dalle aziende.
Il timore è che dovranno essere proprio questi lavoratori a rimetterci di più nel nuovo corso di Atc, godendo di minori tutele rispetto ai colleghi che non lavorano nel subappalto.
Se il giudizio dei sindacati è in linea generale positivo sull’annuncio dell’acquisto di nuovi bus (l’estate alle porte, intanto, non promette scenari propriamente idilliaci), rimangono i dubbi, ad esempio, sul fatto che una parte dei nuovi mezzi in arrivo dovrebbe andare in gestione proprio alle società in subappalto.
In ultimo, non per importanza, la questione del deposito e dell’officina di Mazzetta, che non riesce a garantire la manutenzione necessaria per tutti i guasti patiti dai mezzi, e per cui al momento il piano industriale non prevede alcun investimento, né per una riqualificazione né per un ampliamento della struttura, che oggi contiene a malapena tutti i bus.
Su tutto, naturalmente, resta la spada di Damocle dell’approvazione del piano industriale, senza la quale si aprirebbero le porte di una nuova stagione in mano ai privati.
“Il piano industriale presentato dai vertici di Atc è un’inversione di tendenza importante rispetto al passato – ha replicato ai sindacati l’assessore alle partecipate Manuela Gagliardi – Mettiamoci un po’ di buona volontà e di ottimismo per il bene dell’azienda. Se necessario alcuni punti critici del piano, che avete evidenziato, potranno essere rivisti e migliorati in corso d’opera”.