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Marcia per la Vita, Padre Lanzetta: "Difficile venire al mondo per l'aborto, facile uscirne per l'eutanasia"

di Francesco Bellotti

«Viviamo in un mondo libero e multiculturale, che permette a ciascuno di essere quello che vuole. Ma è un mondo chiuso, soprattutto ai più deboli, che sono privi anche della voce per potersi difendere. E' un mondo in cui è sempre più difficile entrare, a causa dell'aborto, e sempre più facile uscirci, per l'eutanasia, spesso legata ai costi della sanità.

E' una società dominata dall'individualismo. Chiudersi a Dio, significa chiudersi alla verità prima, che è la vita». Lo ha detto il teologo Padre Serafino Lanzetta, Francescano dell'Immacolata, aprendo sabato alle Grazie l'incontro di presentazione della "Marcia nazionale per la vita", che si terrà a Roma il 12 maggio prossimo.
«In nome della libertà, siamo diventati intolleranti, specie verso i più indifesi – prosegue Padre Lanzetta. Si può accettare una libertà che finisce per imporre l'arbitrio del più forte, magari camuffato di buonismo? La coscienza giudica un'azione, ma non è la coscienza che può decidere che cosa è bene e che cosa è male. Di fronte alla tragedia dell'aborto dobbiamo ribellarci e mobilitare le coscienze».
Padre Lanzetta – autore di "Avrò cura di te. Custodire la vita per costruire il futuro", edito da Fede e cultura - ha sottolineato la necessità di porsi alcune domande fondamentali: «La mia vita è un diritto o è un dono? Ne sono padrone fino in fondo? Bisogna riscoprire la gratuità e il dono. C'è un nesso inscindibile tra vita e libertà. Libertà non è arbitrio, ma libertà di accogliere sempre la verità. Il Vangelo ci ricorda che è la verità a renderci liberi. Bisogna riscoprire il nostro legame, la nostra dipendenza da Dio creatore e salvatore».
«Un figlio nasce da un donarsi nell'amore più vero, quello dei genitori. Questa consapevolezza può aiutarci anche nell'attuale crisi economica e politica. Bisogna ripartire dalla semplicità, dalle cose elementari, come la vita. Chi non si commuove dinanzi a un bambino? E Dio è venuto nel nostro mondo come Gesù bambino. La ragione ci porta al riconoscere l'esistenza di un Creatore dell'universo. La fede cristiana ce ne svela il volto. E' la tenerezza cristiana».
La difesa della vita umana innocente è l'obiettivo della Marcia nazionale per la vita, come ha spiegato la portavoce, Virginia Coda Nunziante. «Dobbiamo abituarci a contrastare le leggi che ci vengono imposte sui temi della vita e della famiglia. Nessun animale, se non l'uomo, uccide i propri cuccioli nel grembo della madre». L'aborto è una piaga anche dal punto di vista economico e sociale. «In Italia, trent'anni legge 194 hanno portato 5 milioni di morti innocenti. 55 milioni sono i bambini uccisi negli Stati Uniti in quarant'anni, i primi dati usciti dalla Cina parlano di 400 milioni. Una nazione che uccide i propri figli non ha futuro».
«Contro il più grande olocausto della storia, i pontefici Giovanni Paolo II e Benedetto XVI sono intervenuti più volte. Il termine "principi non negoziabili" significa che la vita e la possibilità di crescere in una famiglia naturale sono "diritti primi", senza i quali un uomo non potrebbe neanche esistere».
Le marce contro l'aborto sono una realtà consolidata nel mondo occidentale. «Oltre mezzo milione di americani, di cui l'80% giovani, si sono ritrovati a Washington, questo gennaio, in un giorno feriale, per marciare verso la sede della Corte costituzionale con i giudici presenti.
«Tale mobilitazione sta riuscendo ad impedire la realizzazione almeno degli aspetti più controversi della riforma sanitaria di Obama, che prevede l'abolizione della libertà di obiezione per medici, infermieri e ospedali cattolici, costringendoli a praticare aborti e pratiche di fecondazione artificiale.
«Mi ha colpito molto la determinazione di un giovane partecipante, che ha affermato: "la nostra generazione non vedrà più la Roe Wade (la legge sull'aborto attualmente in vigore negli USA, ndr.)". In Italia siamo indietro di 35 anni. Ma è importante riunirsi, incontrarsi e portare questi temi all'attenzione del dibattito generale. Dobbiamo incominciare a ricreare una cultura della vita, come ha chiesto Giovanni Paolo II. Anche Benedetto XVI e Francesco hanno insistito sul fatto che dobbiamo ritornare nella sfera pubblica, se no ci imporranno sempre più leggi inique verso i più deboli, quali i bambini non nati e gli anziani e i malati. Lo Stato e le leggi, invece, dovrebbero proprio avere il compito di difendere i più poveri».
Ma l'embrione è vita chiede una persona dal pubblico? «Per rispondere – dice Coda Nunziante – basta guardare i filmati su Internet e Youtube, che mostrano la vita pre-natale in tutto il suo splendore».
Concludendo il convegno, il parroco delle Grazie, Padre Felice, ha sottolineato «l'ipocrisia di una organizzazione di fama mondiale che combatte, giustamente, contro la pena di morte in Cina - 1,500 morti all'anno - ma non dice niente contro i 10 milioni di bambini uccisi ogni anno nel grembo della mamma. Anzi, promuove il riconoscimento dell'aborto come diritto umano». Evidentemente, c'è molta strada da fare per garantire la difesa del più debole.

 

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