Il patrimonio storico delle mura ottocentesche della Spezia finalmente restituito alla città, in un percorso aperto a tutti gli spezzini, con aree di sosta e impianti di illuminazione, spazi per incontri culturali e, perché no, concerti e serate legate all’estate spezzina.
È un progetto valido e ambizioso quello curato dagli architetti Sofia Roncone, Daniele Virgilio e dal geometra Dario Campagnolo, coordinati dal dirigente comunale Gianluca Rinaldi: realizzare un vero e proprio Parco delle Mura collegato con l’Alta Via del Golfo, il percorso che unisce le estremità del Golfo dei Poeti, da Montemarcello a Porto Venere, passando per le colline spezzine.
Lo studio non spunta dal nulla, ma è il primo punto d’arrivo dopo l’approvazione del progetto di valorizzazione delle mura da parte del consiglio comunale, a fine 2016, sotto l’amministrazione Federici.
Nero su bianco, nella relazione dei tecnici comunali, ci sono anche le cifre di spesa – indicative – per la riqualificazione delle mura storiche: 1,5 milioni di euro. Inseriti nei giorni scorsi dal Comune nel programma dei lavori pubblici da realizzare entro il 2021, e finanziati in parte con risorse comunali e in parte attraverso il Fondo strategico regionale.
La spinta è arrivata dal cosiddetto federalismo demaniale, che riguarda anche beni d’interesse storico-artistico come la cinta muraria spezzina, la cui proprietà era stata trasferita al Comune.
L’idea del Parco delle Mura, infatti, non è affatto recente, ma rientrava già nella visione del Piano urbanistico comunale del 2000 (tuttora vigente).
IL PROGETTO
Lo studio di fattibilità riguarda un primo tratto delle mura spezzine, quello sulle alture che circondano la parte storica della città: dalla Cattedrale di Cristo Re alla parte apicale vicina a Sarbia, per poi scendere fino alla collina di Gaggiola.
“Il progetto complessivo – si legge nello studio – prevede il ripristino della percorribilità pubblica pedonale della parte esterna alla città storica e il restauro del complesso murario congiuntamente alla riqualificazione degli spazi verdi, fino alla realizzazione di aree di sosta e impianti di illuminazione”.
I lavori sono stati divisi in stralci, per ripristinare, in primo luogo, l’accessibilità ai sentieri, poi per restaurare le mura e le caponiere.
Per prima cosa dovranno essere rimossi tutti i rifiuti che abbondano sui percorsi esterni alle mura, e dovrà essere asportata la vegetazione invasiva. Il progetto prevede anche che vengano realizzate scale di raccordo tra i percorsi nei punti di interruzione.
Una volta ristabilita l'accessibilità dei percorsi esterni (questo primo tratto ha una lunghezza di 3,7 km), si passerà al recupero delle caponiere, in stato di totale degrado negli spazi interni, e alla realizzazione degli spazi di sosta.
Verranno anche demolite le scale di accesso alle coperture delle caponiere, “agilmente trasformabili in terrazze panoramiche”. Sarà quindi una rete, di grande valore culturale, al servizio del turismo escursionistico.
Da non scartare nemmeno la possibilità di utilizzare gli spazi di sosta per iniziative culturali, come esposizioni e concerti all’aperto, o anche sportive.
Gli ultimi passi saranno il restauro delle mura, che andrà incontro a una maggiore complessità “in ragione delle diverse tipologie di degrado incontrate e analizzate”, precisano i tecnici del Comune, e infine l’impianto di illuminazione lungo l’intero percorso.
Lo scenario, stando al progetto, è quello delle mura storiche illuminate anche durante la notte per valorizzarne la visibilità. Potrebbe diventare un nuovo simbolo spezzino.
UN PO’ DI STORIA
Le mura sono state costruite tra il 1887 e il 1889 con la funzione di difesa terrestre della città.
Partono da Levante, da Porta Rocca, e arrivano a Ponente salendo fino a Porta Castellazzo e scendendo nuovamente fino a Porta Genova, per poi concludersi ai Buggi, dove si ricollegano alla cinta muraria dell’Arsenale (sotto la planimetria storica dall’archivio fotografico del Comune).
“La cinta di sicurezza – ricostruisce lo studio dei tecnici comunali – nasce come integrazione del sistema difensivo della piazzaforte marittima, sufficiente, da un lato, ad impedire attacchi di sorpresa e scorrerie minori che avessero oltrepassato il cordone difensivo principale costituito dalle fortificazioni collinari, dall’altro a garantire una “cinta di resistenza” che in caso di attacco costringesse il nemico a porre un assedio”.
I soli attraversamenti delle mura erano vie di comunicazione permanente: i varchi di Porta Genova, Porta Castellazzo e Porta Isolabella.