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Addio a Luciano Ricco, il partigiano “Cooper” In evidenza

Faceva parte della brigata Muccini.

Giovedì 7 febbraio è morto Luciano Ricco, partigiano “Cooper”, uno degli ultimi partigiani combattenti della Brigata Garibaldi “Ugo Muccini”.

Luciano nasce a Baccano di Arcola il 12 giugno 1923. Sin da piccolo ha avuto una educazione familiare ispirata ai valori democratici: il padre, che durante la Prima guerra mondiale era imbarcato su una torpediniera silurata ben due volte, aveva maturato una coscienza antimilitarista e avverso alla propaganda fascista.
Luciano come tanti giovani proletari venne avviato alla nobile arte degli operai navali, facendo l’apprendistato come “scaldachiodi” e diventando poi un abilissimo tornitore nel dopoguerra (negli ultimi anni parlava ancora del suo lavoro con grande passione).
Ad Aprile del 1943 viene chiamato al servizio militare e spedito a Pola, sul fronte orientale, poi viene rimandato al Varignano per il corso di cannoniere. L’8 settembre lo coglie alla Spezia e si rende subito irreperibile, aiutando insieme alla famiglia molti marinai fuorisede a nascondersi e a trovare abiti civili. Dopo le prime settimane, in cui si nasconde a Villagrossa di Calice, prende contatti con il CLN di Arcola e ai primi di giugno entra nella formazione guidata da Primo Battistini “Tullio” nello zerasco. Ai primi di luglio 1944 si unisce alla Brigata Garibaldi “Ugo Muccini” di ritorno dal parmense per insediarsi sopra Sarzana. Entra subito a far parte (come molti arcolani) in uno dei distaccamenti che più si è distinto per l’audacia delle proprie azioni: il “Gerini”. All’inizio il distaccamento è guidato dal commissario Bruno Caleo «Fiume» e dal comandante Nilo Garbusi «Bulli», il quale nell'agosto del 1944 viene catturato dalla SS e arso vivo e sostituito dal nuovo comandante: il ciclista sarzanese Giorgio Cargioli, che nel dopoguerra correrà il Giro di Italia.
Durante il terribile rastrellamento del 29 novembre del 1944, Luciano insieme a un piccolo gruppo scelto di partigiani della “Gerini”, tiene fino all’ultimo la posizione, con una mitragliatrice collocata sul promontorio che guarda Ponzanello e la carrozzabile che conduce a Fosdinovo. Si tratta di un’operazione spericolata, perché presto il gruppo finisce sotto il bombardamento dei mortai tedeschi e due di loro rimangono uccisi (Efisio Piras “il Biondo” e Luciano Picedi) e diversi feriti, tra cui il commissario Bruno Caleo «Fiume». Questo gesto eroico salva numerose vite, perché serve a coprire il resto della Brigata e consentirgli di sganciare verso il Sagro. Luciano miracolosamente si salva dalle schegge dei mortai, ma è costretto a superare la Linea Gotica (attraverso il Passo del Pitone) per accompagnare i feriti. Insieme al commissario «Fiumi» raggiungerà l’Isola d’Elba e farà ritorno arruolandosi nella Brigata Ugo Muccini di Linea, partecipando alla Liberazione di Massa (10 aprile) e di Sarzana (23 aprile).

Archivi della Resistenza ha conosciuto Luciano in anni recenti o per meglio dire lo ha scovato, perché Luciano era un uomo umile e schivo, che non amava vantarsi dei suoi onori di partigiano combattente. Il tramite è stato uno dei suoi amati nipoti, Michele De Luca, pittore e poeta trasferitosi a Roma, che frequentando il museo (lui è stato amico e allievo di due grandissimi da noi molto amati: Paolo Bertolani e Ansano Giannarelli) ci parlò di questo suo zio partigiano.

"Ci ricordiamo ancora bene che nell’agosto 2013 appena concluso il nostro festival “Fino al cuore della rivolta”, andammo a trovarlo insieme a un bel gruppo di ragazzi, con la nostra telecamera per registrare quella che probabilmente era la sua prima intervista ufficiale. Fu un’intervista lunga e piena di racconti preziosi: Luciano ci accolse con il sorriso e la serenità di chi sa di aver lottato dalla parte giusta, di chi ha saputo coltivare i propri ideali. Aveva una simpatia che subito ti conquistava. Dopo l’intervista aveva ancora voglia di raccontarci della sua vita di adesso, di farci vedere i bei quadri da lui realizzati, in cui raccontava alcuni degli episodi della sua esperienza partigiana. Da lì nacque un bel rapporto, sempre per il tramite di Michele, che qualche volta lo portava a trovarci al Museo Audiovisivo della Resistenza di Fosdinovo. Due momenti rimangono memorabili: il primo è quando ci portò a vedere la collina (alle Prade, al bivio per Ponzanello a poca distanza dal Museo) dove avevano posizionato la mitragliatrice il 29 novembre. Si commosse al ricordo dei caduti e a un certo punto ci confidò che quando era sui monti fosdinovesi lo consolava la vista del suo Golfo dei Poeti e quando guardava il paese di Arcola, pensava alla sua famiglia lontana. Un altro momento è stato quando abbiamo organizzato al museo un incontro privato tra lui e Giorgio Cargioli, l’ultimo comandante della «Gerini». Giorgio negli anni Cinquanta si era trasferito in Svezia e da lì scendeva tutte le estati (avendo paura di prendere l’aereo ha viaggiato fino a 94 anni guidando egli stesso la macchina). Quell’incontro sotto i castagni fu davvero commovente per loro (che si ritrovavano dopo molti anni) e un grande insegnamento per noi, fu anche la dimostrazione del forte legame che legava questi straordinari uomini in montagna e ancora fino ai nostri giorni.
Luciano, lo schivo Luciano quello che non amava esibirsi, che mai si sarebbe messo in mostra, è stato davvero un uomo straordinario. È straordinario infatti anche l’essere grandi mantenendo sempre l’umiltà. Con lui se ne va un altro pezzo di una storia importante e viene da chiederci cosa possiamo fare in questa triste epoca per essere all’altezza di questi coraggiosi costruttori di democrazia e di pace, per portare avanti il loro cristallino esempio. Dovremmo essere tutte e tutti un po’ più Luciano nella vita di tutti i giorni, trovare quel coraggio di ribellarci alle ingiustizie che non mancò a lui e ai suoi compagni, quando la storia chiese loro il conto".

Lo ricordano così dagli Archivi della Resistenza che insieme a tutti gli iscritti e le iscritte all’ANPI piangono la perdita di Luciano e si stringono alla sua famiglia, la moglie, le sorelle, i fratelli e i nipoti e a tutti quelli che gli hanno voluto bene.

I funerali si svolgeranno sabato 9 febbraio, alle ore 10 alla Pieve dei SS. Stefano e Margherita di Baccano per la benedizione. La salma giungerà dall’abitazione e proseguirà per il cimitero di Baccano.

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