Le pagine, che Rapone ha scritto insieme al giornalista de “Il Sole 24 Ore” Carlo Brambilla, oltre a raccontare gli undici anni consecutivi nei quali lo stesso ha operato come “Undercover” in Europa, Stati Uniti e Sud America all’interno di diverse organizzazioni criminali specializzate nel narcotraffico e riciclaggio di denaro; mettono anche in luce gli aspetti reali di una quotidianità che mette a dura prova i nervi, misurando il coraggio di una persona che ha scelto di vivere pericolosamente.
Tante le identità assunte dal Luogotenente Rapone per infiltrarsi nel business del narcotraffico, durante tutti gli anni Novanta, seguendo le rotte degli stupefacenti attraverso rischiose operazioni in Italia, Svizzera, Stati Uniti, Colombia, Bolivia, Turchia, trattando affari con mafiosi e trafficanti e vivendo a stretto contatto con killer e confidenti, sino a diventare il padrino di battesimo del figlio di uno storico collaboratore di Pablo Escobar, in un pericoloso intreccio di rapporti dove i confini del dovere professionale vacillano fino a generare il sospetto e l'accusa di aver tradito l'Arma.
Il tessuto narrativo del libro svela per la prima volta dall'interno le reti di promiscuità, le debolezze, le crisi di coscienza in cui è costretta a dibattersi questa particolarissima, e per tanti aspetti controversa, figura di servitore dello Stato, in uno sdoppiamento di vita e di personalità che colpisce gli agenti undercover che abitano il mondo del crimine per conto delle istituzioni e delle leggi.
L’evento consentirà di sottoporre a esame critico la genesi e l’evoluzione dei riferimenti che Giancarlo Rapone, dialogando con studenti e pubblico farà emergere, in un dibattito presieduto dalla professoressa Deborah Capasso de Angelis, rettore di Unised e presidente della Associazione Nazionale Criminologi e Criminalisti, cui prenderà parte anche il professor Massimo Blanco, docente di neurosociologia e presidente dell’Istituto di Scienze Forensi.