Dopo tanti anni di lavoro arriva il momento della pensione e del meritato riposo, e che c’è di meglio di investire qualche soldino, parte della meritata liquidazione di fine rapporto, in una bella e scattante berlinetta, magari super accessoriata? E così, il protagonista di questa vicenda che potremo definire al limite del surreale, confortato dalle rassicuranti credenziali di chi prima di lui ha già acquistato vetture, mette piede nell’autosalone dove tutto fa presumere di essere in una concessionaria ufficiale: accoglienza, cordialità, sorrisi, preventivo e rassicurazioni sull’affare da parte del venditore, addirittura la possibilità di creare l’allestimento così per come desiderato direttamente dal web. Qualche giorno per pensarci su e poi si ritorna all’autosalone, si firmano una serie di fogli, formalità che servono per l’ordine, la privacy, l’immatricolazione e il nostro acquirente firma e rifirma, lascia un acconto di più di 28.000 euro.
Immediatamente rientrato a casa viene saldato in homebanking direttamente sull’IBAN della rivendita.
Sembrerebbe tutto a posto, invece iniziano i problemi. All'uomo viene detto che l’auto è in ordinazione, che entro due settimane sarebbe stata pronta, che è di un modello particolare e ci vuol tempo per farla arrivare: insomma, una serie di scuse per dilatare i tempi.
Passano i mesi poi, finalmente, l'auto viene consegnata, ma con una targa che fa insospettire l'acquirente? “Non si preoccupi” - lo rassicura il venditore - “queste sono targhe export tedesche, servono prima di avere le definitive”.
L'uomo, quindi, dicendogli che le targhe di esportazione scadono e l’auto non può essere posta in circolazione, viene invitato a sottoscrivere altre carte, e a distanza di poco arrivano le targhe d’immatricolazione definitive, solo che non si tratta di targhe italiane ma di placche definitive tedesche.
"Io volevo una vettura immatricolata in Italia, e ho un’auto registrata in Germania", questo ha detto l'uomo negli uffici della Polizia di Stato, Sezione Polizia Stradale della Spezia dove, alla richiesta della carta di circolazione, emerge che il libretto altro non è che una fotocopia, neppure a colori, però è plastificata.
L'acquirante non ricordava che cosa aveva firmato e non aveva nessuna copia dei documenti sottoscritti.
Unica consolazione è che l'auto, dagli accertamenti effettuati, non è risultata rubata, ma effettivamente iscritta in Germania, a nome però di una società di servizi che si occupa di noleggio a lungo termine, priva di stabilimento in Italia, sicchè con le nuove norme introdotte dal decreto sicurezza non può neppure essere più posta in circolazione, pena una serie di aspre sanzioni pecuniarie.
Il brutto di tutta la questione è che l’ignaro acquirente non risulta intestatario di niente, ed il denaro versato al momento dell’acquisto non si capisce che fine abbia fatto.
Sporta la denuncia, sono scattate le indagini, condotte dagli investigatori della Polizia Stradale che, attraverso una serie di immediati accertamenti, hanno già definito i contorni della vicenda. Interessando l'Autorità Giudiziaria preposta. E' stata ipotizzata tutta una serie di reati in concorso all’indirizzo dei venditori o pseudo tali: dalla frode in commercio all’appropriazione indebita.
La Polizia di Stato raccomanda vivamente di fare sempre estrema attenzione a cosa si firma e con chi ci si rapporta. Se qualcosa non è chiaro o si nutrono dubbi meglio riflettere un momento, e non farsi avvolgere nelle spire delle lusinghe, perché la truffa arriva in auto..., in questo caso con targa tedesca!