Per la Marina va tutto bene, per i residenti non potrebbe andare peggio. Sono due visioni inconciliabili quelle che si sono affrontate ieri sera in Comune, durante la commissione ambiente richiesta dal consigliere Massimo Baldino (Per la nostra città) per fare chiarezza sul distacco di pezzi dei tetti in amianto che ricoprivano due capannoni dell’Arsenale, vicino a Marola, durante la violenta ondata di maltempo che a fine ottobre ha colpito la città.
Nervi tesi, applausi di scherno e una rabbia neanche troppo latente per un rapporto con la Marina che più conflittuale non si potrebbe. Non c’è infatti solo il recente episodio del distacco di amianto, ma anche, ad esempio, l’annosa rivendicazione di uno sbocco a mare oggi di fatto sbarrato dalla presenza della base navale.
Tutti nodi irrisolti che hanno portato ieri sera una trentina di marolini e membri dell’associazione “Murati vivi” a urlare a più riprese “vergogna!” all’ammiraglio Giorgio Lazio, numero uno di Marina Nord. Come in una sorta di sfogo simbolico verso un vicino di casa ingombrante.
“Penso che la mia presenza qui stasera dica già molto sulla sensibilità con cui la Marina affronta il problema dell’amianto – ha spiegato Lazio – Gli aspetti ambientali interessano sia il nostro livello locale che quello centrale. Nelle ultime settimane però la vicenda dell’amianto a Marola ha assunto un livello di allarmismo ingiustificato. Avevamo già in programma la bonifica di quei due capannoni, ma non era un intervento urgente in quanto l’amianto era in forma compatta. Dopo il fortunale di fine ottobre siamo intervenuti immediatamente perché il materiale si era danneggiato, lo avremmo fatto anche se la stampa non se ne fosse occupata. Attualmente sono state ripristinate le condizioni di sicurezza”.
In Arsenale gli edifici contenenti parti in amianto sono numerosi (tutti mappati e denunciati all’Asl): la Marina ne valuta il rischio e se necessario interviene, spendendo tra il mezzo milione e i 700 mila euro all’anno per la bonifica della base spezzina. “La presenza di amianto in un edificio non comporta di per sé un pericolo. Se il materiale è integro e non danneggiato, non c’è ragione di intervenire con urgenza: una volta che l’amianto è confinato, infatti, non è pericoloso, lo dicono gli esperti”, ha aggiunto l’ammiraglio.
Ma il vento – che in città ha raggiunto i 170 km/h – un mese fa ci ha messo lo zampino, causando il distacco di parte dei tetti dei due capannoni di fronte all’abitato di Marola, a pochi metri da una scuola rivolta proprio verso la base navale.
“Con questo ragionamento i cittadini sono costretti a vivere con una bomba inesplosa”, ha riassunto il consigliere Baldino. “L’intervento della Marina è stato pronto ed efficace. Le analisi hanno certificato che si trattava di amianto in forma compatta”, ha detto il dirigente della struttura di igiene e sanità pubblica dell’Asl5 Francesco Maddalo.
Ma i marolini la pensano diversamente. Ieri sera sono usciti dal Comune fumanti di rabbia, urlando tutta la loro disapprovazione all’indirizzo dell’assessore all’ambiente Kristopher Casati, dell’Asl e della Marina. "Quello che hanno detto l'ammiraglio Lazio e l'Asl è semplicemente vergognoso - ha accusato il residente Andrea Buticchi - Sono intervenuti soltanto dieci giorni dopo il distacco delle parti in amianto, il 7 novembre, su nostra richiesta".