Ieri la Polizia di Stato ha accompagnato al CARA (centro di accoglienza per i richiedenti asilo) di Torino un cittadino del Mali (O.H. del 1996).
Il ragazzo era, come ogni altro profugo presente sul territorio, posto sotto il controllo di Digos e Prefettura, che, con la stretta collaborazione dei Centri di Accoglienza monitorano il corretto atteggiamento volto all'inserimento. Da subito, fin dal suo arrivo alla struttura di Varese Ligure nel 2016, quando era giunto in Italia sbarcando in Sicilia, il ragazzo ha manifestato problemi di integrazione, insultando ripetutamente gli altri profughi presenti e il personale del Centro.
Particolare attenzione viene garantita dal personale della Polizia di Stato verso chi manifesta atteggiamenti di integralismo religioso eccessivo, che possono diventare pericolosi per i cittadini o anche per gli altri ospiti dei centri di accoglienza, proprio come nel caso del ragazzo, che nei mesi si è dimostrato sempre più intransigente non solo nei confronti di altre religioni, ma proprio nei confronti di arabi di religione musulmana, che, secondo lui, non erano abbastanza rispettosi dei dettami del Corono, o comunque della religione. Verso di loro si è ripetutamente rivolto con insulti come "Infedeli" e minacce come "Vi ucciderò".
Se in un primo momento si è sospettato che l'atteggiamento per nulla socievole e predisposto alla socializzazione positiva con gli altri fosse dovuto a problemi come depressione, con il trascorrere dei mesi la situazione è peggiorata, dimostrando la non idoneità del ragazzo a rimanere sul territorio nazionale.
La struttura di Varese Ligure, gestita da Croce Rossa, offre molte attività, proprio per agevolare la positiva integrazione, ma O.H. si è sempre rifiutato di partecipare. Il tutto poi è peggiorato nell'ultimo mese, quando il malese ha anche dato in escandescenza all'interno della Prefettura, dove, a fine marzo, era stato convocato per ricevere la notifica di avvio del procedimento di non idoneità della sua richiesta di asilo.
Ieri l'epilogo: il personale della Polizia di Stato lo ha accompagnato in un Centro più idoneo a Torino, che per sua natura è più sorvegliato e le restrizioni sono maggiori. Lì dovrà restare fino alla conclusione dell'iter avviato per la non idoneità alla richiesta di asilo, periodo che può arrivare fino ad un massimo di sei mesi, quando verrà rimpatriato.