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Pitelli riscopre la tradizione con "Orolio 2018" In evidenza

Grazie al lavoro della Proloco pitellese, nasce "Orolio", un concorso educativo didattico. Oggi la consegna del kit di partecipazione.

"È gigante l'ulivo". Lo scriveva Vincenzo Cardarelli, in quella bellissima poesia intitolata alla Liguria, questo lembo di “terra leggiadra”, come amava definirla, al confine con la Toscana.
L'agricoltura qui è sempre stata familiare, qui si coltivavano l'orto, la vigna e l'oliveto, riuscendo a ricavare miracoli dai pochi spazi che questa terra mette a disposizione.
Le colline terrazzate, poi, non conoscevano il latifondo e piccoli proprietari, o mezzadri, riuscivano a produrre per il fabbisogno familiare. Le piccole eccedenze, quando si ricavavano, finivano nel mercato locale.

Razzola, Frantoio, Leccino: le cultivar più diffuse. Apparentemente frutto del caso, in realtà figlie di sapiente selezione tra resa e qualità, frutto dell'esperienza di annate di scarico e annate di copiosa produzione.

A Pitelli, ogni famiglia possiede un pezzo di oliveto, nessuna esclusa. I toponimi rispondono ai nomi di Montiamolì, Pezzi grandi, la Gattessa, Piazza dei mattoni. Gli ulivi li trovavi ovunque, persino alla Macchietta e giù nei campi, verso i Canneli.
I frantoi erano una tradizione del borgo e l'ultimo ancora funzionante negli anni '80, gestito dalla famiglia Babbini, era il più moderno dell'intera Provincia spezzina.
In tempo di guerra, una bottiglia di olio era la paga giornaliera delle donne che raccoglievano le olive, un fiasco la paga riservata agli uomini che le sbattevano con la canna. Le olive, poi, venivano ammassate nelle cantine e dopo un po' di tempo portate al frantoio. Si assisteva all’estrazione a caldo e le macine erano in pietra, la resa era il discrimine e l'argomento di discussione.

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Pitelli si vanta ancora del fatto che, con il suo "oro", furono comprati gli altari della chiesa e le statue in marmo che ne adornano ora la facciata. Oro come l'olio, il tesoro di ogni famiglia, conservato nelle giare e usato con parsimonia.
Più in là con gli anni, dopo il boom economico e la concorrenza, l'abbandono della campagna e il mutare degli stili di vita, molte famiglie lasciarono in abbandono quelle preziose eredità dei nonni. La storia d'Italia non fa eccezione, nemmeno in questo piccolo fazzoletto di terra. La macchia mediterranea, spesso, ha ricoperto la collina, ma quegli ulivi hanno continuato a segnare il paesaggio e a dipingere d’argento il nostro panorama.
Grazie al lavoro della Proloco pitellese, nasce "Orolio", un concorso educativo didattico, voluto per stimolare la ripresa di quella tradizione antichissima e di un nuovo patto tra agricoltura, paesaggio e comunità. Diffidenza ed esaltazione iniziali, come in ogni novità che si rispetti, poi, grazie a un percorso nato dal basso e agli operatori commerciali del paese, è partito un moto di grande entusiasmo, che ha permesso alle famiglie produttrici di far analizzare e degustare il proprio olio, di crescere in termini di qualità, nonché di diffondere il valore del loro impegno.
Ogni anno, da allora, esperti del settore si riuniscono a Pitelli: il Panel ufficiale della Camera di Commercio, il Centro Agroalimentare della Regione Liguria e la Cia. Questi soggetti, insieme, hanno investito in questa scommessa, valorizzandola come una buona pratica di diffusione del valore dell'olio e del rispetto e manutenzione del territorio. Negli anni, si sono succeduti incontri con personale tecnico e storico-culturale, così l'Olio è ritornato a essere l'oro di un intera comunità, così come in origine.

Le pratiche agronomiche sono, ovviamente, cambiate, modernizzandosi. l'Ulivo oggi, anche da noi, viene curato e potato in maniera differente. Non è più elevato in altezza, ma molto più basso, così da evitare la raccolta con scale e canne come un tempo, per consentire, invece, la raccolta a mano; le olive non vengono più sbattute, per non danneggiarle, ma dirappate e, una volta raccolte, destinate immediatamente alla frangitura.
Fortunatamente il mercato e la scienza agroalimentare hanno riabilitato da anni l'uso dell'olio di oliva, così il nostro concorso si è integrato alla perfezione in questo clima di nuova identità territoriale. L'ulivicoltura, oggi, è rientrata a Pitelli negli stili di vita delle famiglie, che lavorano con amore del territorio e responsabilità sociale.
Siamo, quest’anno, alla sesta edizione di questa meravigliosa esperienza.

Un percorso che vede protagonisti la conoscenza, la premialità per il duro lavoro, il piacere della convivialità. “Orolio” rappresenta la Storia della nostra terra, il presente e il futuro del borgo. “Orolio” ha ancora le meravigliose caratteristiche di un piccolo concorso di comunità, un appuntamento così tanto atteso che produce discussioni, confronti, approfondimenti, chiacchiere da bar.
Del resto, era proprio questo il nostro obiettivo: far tornare l'Olio a essere argomento di discussione. Non è più la resa, o meglio non è solo la resa. Oggi si parla di acidità, di retrogusto, peculiarità, di difetti...
Un esempio straordinario di percorso partecipato, con produttori, consumatori, opinion leader locali: un borgo autentico lo si riconosce anche da questo.

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