"Nei giorni scorsi si è spento alla Spezia Idilio Andreotti. Era una persona generosa ed attiva, che fu anche protagonista di alcune vicende di storia spezzina, quale quella che ci vide insieme protagonisti all'epoca delle elezioni del 1948. Al centro di quella vicenda ci fu la ... statua di Garibaldi ai giardini pubblici.
Ho pensato di ricordare Andreotti con uno scritto a memoria di quella singolare vicenda dei fazzoletti prima rosso e poi tricolore legati al collo bronzeo del ... generale Garibaldi.
Chi era Edilio Andreotti? Un giovane amico. Ci incontravamo subito dopo la guerra nella Fuci e nei gruppi giovanili della DC. Geometra, amante della montagna, insieme abbiamo fatto molte gite che allora erano il divertimento più atteso: la Domenica si partiva con dei mezzi di fortuna, gite organizzate sulle Apuane; era il più grande del gruppo, lo chiamavamo il “capo cordata”. Sempre allegro, intonava canzoni di montagna, era amico di tutti, per la generosità, per il suo fare amichevole, per la serietà di comportamento. Profondamente cattolico stavamo volentieri insieme.
Ci ha lasciati alcuni giorni fa, da anni non avevo sue notizie. Mi sono tornati alla mente tanti episodi legati anche alla attività politica. E fra questi, come non ricordare l’avventura al Monumento di Garibaldi ai giardini Pubblici?
Era l’anno 1948 e alle elezioni politiche i partiti di sinistra si presentarono agli elettori uniti nel “fronte popolare” che aveva come simbolo il volto di Garibaldi incastrato in una grande stella di colore verde. “Votate Garibaldi”
Edilio mi sottopose il suo piano: al collo di Garibaldi che troneggiava sul suo cavallo, per propaganda elettorale era stato messo un fazzoletto rosso, se noi aggiungiamo un fazzoletto bianco ed uno verde ecco apparire la bandiera tricolore.
Non era una impresa da poco perché il monumento compresa la base era molto alto. Ci armammo di scale e corde , quindi una notte, eravamo in sette, demmo la scalata. Fu una impresa molto faticosa ma dopo alcuni tentativi riuscimmo a porre i nostri fazzoletti bianco e verde che insieme al rosso già posizionato formavano la bandiera nazionale, la nostra bandiera: il tricolore.
Era buio, le luci intorno erano molto basse e regnava un silenzio assoluto. Ma ecco, mentre stavamo ammirando la nostra opera spuntare da dietro gli alberi numerosi giovani che subito dimostrarono le loro intenzioni bellicose, volarono pugni e calci obbligandoci a risalire per togliere il tricolore. Ciò avvenne con estrema fatica ma la cosa non finì , continuarono a spintonarci con calci, volarono parole grosse. Ricordo il povero Edilio sdraiato su una panchina con loro che lo schiaffeggiavano e lo prendevano a pugnI. Incominciava a venire giorno , potevamo vederci in faccia. Vi assicuro che eravamo impauriti.
Per fortuna , chiamati dai militari di guardia all’Ammiragliato, arrivarono due jeep della polizia con il capo della squadra mobile Mangano. Ci portarono in Questura ,eravamo rimasti in pochi perché molti erano scappati , per l’identificazione e per redigere il verbale. Andreotti fu portato al prontosoccorso per farsi medicare.
All’alba io con altri tre amici di sventura eravamo ancora chiusi nel Bar Sport all’angolo di via Biassa con Corso Cavour perché i compagni continuavano a seguirci e minacciarci. Per fortuna arrivò mio padre con due partigiani di Bucchioni che ci scortarono sino a casa".
Francesco Bernardi, Presidente Provinciale Associazione Nazionale Partigiani Cristiani