Sulla realizzazione dell’infrastruttura DTT ( esperimento DTT Divertor Tokamak Test) per la ricerca sulla fusione nucleare per la quale è stata proposta l’ex area Enel si assiste al consueto scenario di “grandi opportunità per il territorio”, dalle “notevoli ricadute occupazionali”, non suffragate (per ora) da dati impostati su seri studi che tengano conto di tutti i fattori in gioco: ambientale, sociale, economico, della sicurezza.
Come purtroppo è costume, si tratta di proposte presentate quasi in dirittura di arrivo, vicinissimo alla scadenza fissata per le candidature, con il rischio che si arrivi a decisioni irreversibili senza che la comunità locale sia stata davvero coinvolta.
Stiamo oltretutto parlando di un sito, quello ENEL, sul quale fino a pochi giorni gli stessi amministratori locali hanno dimostrato di non aver ben chiaro i tempi della dismissione della centrale, il ruolo di ENEL, nonché il percorso amministrativo sulla base del quale debba avvenire la transazione verso il nuovo utilizzo (questioni della bonifica, dell’AIA, ecc).
Oltretutto questo annuncio viene dato prima ancora della pubblicazione del famoso studio (commissionato allo stesso ENEA) sui possibili scenari riguardanti il nuovo utilizzo dell’area.
Ciò che per Legambiente è doveroso sottolineare è l’aspetto della valutazione rigorosa dell’impatto ambientale, della sicurezza, dei rischi sanitari, in un Golfo che al proposito – utilizzando un eufemismo - ha una storia alquanto tormentata.
La posizione di Legambiente su Enel non cambia: le scelte devono realizzarsi a valle di percorsi che, tenendo conto di tempi certi di dismissione della Centrale e delle relative bonifiche che garantiscano per la qualità ambientale e la sicurezza di chi frequenterà i siti dismessi, informino e coinvolgano adeguatamente la comunità locale attraverso processi decisionali che si realizzino attraverso il metodo degli scenari comparati, da misurarsi in un quadro di sostenibilità economica, sociale e, soprattutto – parlando di Levante spezzino – ambientale.
Per questi motivi la prima opzione per Legambiente, nel caso si preveda la creazione di un importante centro di ricerca nell’area Ex Enel, rimane quella di un centro orientato alle energie rinnovabili.
Alla politica degli annunci preferiamo quindi quella del confronto nel merito, anche perché, diversamente, non sappiamo come potrebbero reagire turisti e investitori (crociere e alberghi) a reiterati annunci di "città di ricerca sulla fusione nucleare”...