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Terremoto in Arsenale: in pericolo le buste paga di 300 lavoratori In evidenza

di Gabriele Cocchi – Maricommi ha accumulato un debito di 2 milioni di euro. La cooperativa “I Gemelli” vicina alla sospensione dei pagamenti ai dipendenti.

 

“Se entro la fine della settimana non avremo delle risposte concrete, proclameremo uno sciopero con modalità che decideremo sul momento”. Va dritto al punto Marco Callegari della Uiltucs

I classici tre indizi che fanno una prova sono i seguenti: circa 450 lavoratori all’interno dell’Arsenale nei settori della ristorazione e delle pulizie, un debito di Maricommi (la Direzione di Commissariato della Marina Militare della Spezia) intorno ai 2 milioni di euro e una cooperativa che, a causa di quel debito, sarà con tutta probabilità costretta a sospendere i pagamenti ai suoi dipendenti.

Il pasticcio è degno di nota e sarà sicuramente materia di dibattito nei prossimi giorni: tre società che operano all’interno dell’Arsenale nei settori di cui sopra, infatti, si trovano in grave difficoltà. La ragione è presto detta: la Marina Militare (o meglio Maricommi, per non incorrere in imprecisioni) ha accumulato nei loro confronti un debito di circa 2 milioni di euro. La quota più grande è quella dovuta alla cooperativa spezzina “I Gemelli”: circa 1 milione di euro. La cooperativa ha fatto sapere che, se entro venerdì non riceverà delle risposte adeguate alla gravità della situazione, sarà obbligata a sospendere i pagamenti ai suoi lavoratori, circa 300 (la fetta più grossa dei 450 totali).

Una grana non propriamente edificante per l’economia spezzina, per limitarsi a un eufemismo.

La Uil, che nei settori della ristorazione e delle pulizie in Arsenale conteggia circa 300 iscritti, ha annunciato uno sciopero: “Se non arriverà nessun segnale, porteremo fuori tutti i lavoratori e bloccheremo la città – annuncia Callegari – A dicembre il debito arriverà a 1,2 milioni di euro. Chiederemo un incontro ai vertici di Maricommi e al ministero della Difesa. Se i servizi si bloccheranno sarà un grosso problema per una città come Spezia”.

Si tratta di uno scenario che in verità – con buona pace dei lavoratori – non è insolito alla Spezia, visto che la Marina Militare negli anni scorsi aveva contratto un debito nei confronti di Acam complessivamente intorno ai 7 milioni di euro. La domanda del cronista, allora, sorge spontanea: perché si deve arrivare a questi punti, quando i pagamenti alle aziende appaltatrici devono essere garantiti dallo Stato, attraverso il ministero della Difesa?

 

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