Egregio Signor Sindaco,
vorremmo iniziare questa lettera con la massima formalità, nel rispetto del ruolo che lei riveste, a fronte del mandato che le è stato assegnato dai cittadini di Riccò del Golfo.
Noi di Val Graveglia siamo una piccola comunità preoccupata delle informazioni che ci arrivano da più parti e che vedrebbero il nostro paese sede di uno o più Centri di Accoglienza Straordinaria di Migranti.
La nostra preoccupazione, Signor Sindaco, non è relativa all’arrivo dei Migranti (sappiamo bene che ogni Comume dovrà farsi carico di questo aspetto), quanto alla gestione dell’intera operazone.
Come comunità ci siamo ritrovati a discuterne ed è emersa da parte di tutti la volontà di poter avere un incontro con lei nel quale avremmo potuto porle domande ed avere risposte sulla questione in oggetto. Tuttavia, ha ritenuto di declinare l’invito rimandando il tutto ad una assemblea pubblica con rappresentanti delle Forze dell’Ordine e della Prefettura, prevista chissà quando e soprattutto con un formalismo che probabilmente avrebbe ingessato l’intera assemblea.
Signor Sindaco, noi avremmo voluto fare solo poco di più che una chiacchierata tra concittadini o meglio compaesani di Val Graveglia alla sua presenza.
Ora, questa chiacchierata noi martedì 12 settembre l’abbiamo fatta con la partecipazione di tante persone del paese che è stato elemento di grande soddisfazione, però lei non era presente come non era presente l’unico rappresentante dell’amministrazione comunale residente nel paese e questo è stato, invece, elemento di grande rammarico, non tanto perché dovesse essere presente per sostenere le posizioni dell’amministrazione, quanto per recepire direttamente il clima di preocuppazione, di propositiva collaborazione e di proposte che si è respirato quella sera in un ambito di serena e cordiale discussione.
Visto che non era presente, vorremmo sintetizzare in poche righe ciò che è emerso. La nostra speranza è che ciò possa essere valutato con la massima serenità, nell’ottica di operare tutti per il bene del paese e dell’intera comunità, affrontando assieme sacrifici e responsabilità delle decisioni perché, decidendo di non decidere, non si esercita il ruolo che ci è stato assegnato e probabilmente non si fa neanche il bene della collettività.
Al nostro incontro avremmo voluto Loris e in questa seconda parte della lettera, visto che parleremo dell’incontro, ci rivolgeremo a te dandoti del tu con la speranza che tu possa tornare ad essere uno di noi. Come ben sai, esistono due modalità di accoglienza dei richiedenti asilo; noi, malgrado tutto, riteniamo che quella “gestita” dall’Amministrazione Comunale possa eprimere maggiori garanzie rispetto all’obiettivo della politica di accoglienza. Lasciare il tutto nelle mani del singolo privato, che probablmente non agisce per il solo fine dell’accoglienza ma per aspetti di redditività economica dell’immobile, ci sembra un approccio non adeguato ad un problema cosi delicato, con il rischio di promuovere in sequenza ulteriori nascite di centri di accoglienza senza che questi abbiano una regolamentazione per
numero e tipologia di persone ospitate, con conseguenti ricadute a livello di sicurezza e di integrazione.
Allora ti chiediamo di prendere o riprendere in considerazione il modello di accoglienza normato e attribuito nella gestione ai Comuni, attraverso un vero e serio progetto di integrazione controllato da una Amministrazione Pubblica, ovvero di mettere comunque in condizione la tua amministrazione di avere un ruolo attivo in queste vicende così da garantire la sicurezza e la serenità delle tue comunità.
Crediamo che questo sistema, magari ancora carente o migliorabile sotto alcuni aspetti, possa rispondere positivamente rispetto al fatto che le Prefetture non potranno più by-passare i Comuni nell’apertura di nuovi centri di accoglienza.
Crediamo che il solo intento formale di aderire al “Piano” da parte del Comune, rendendolo esente da ulteriori aperture di Centri di accoglienza, possa essere valutato positivamente.
Crediamo che l’adesione al “Piano”, il quale stabilisce un limite al numero di accoglienze relativo a 2,5 rifugiati ogni mille abitanti, possa essere considerato positivamente.
Crediamo che l’adesione al “Piano”, il quale stabilisce che si possa ottenere i finanziamenti necessari per sviluppare un progetto al fine di garantire una reale integrazione, possa essere considerato positivamente.
Crediamo che l’adesione al “Piano”, il quale stabilisce lo sblocco del turnover amministrativo e di conseguenza la possibilità di ritornare ad assumere personale, possa essere considerato positivamente.
Crediamo che l’adesione al “Piano”, il quale permette di strutturare un progetto che individui una o più locations che abbiano condizioni di sicurezza adeguate (magari non in una abitazione posizionata dietro ad una curva, in una zona senza illuminazione e senza marciapiedi), possa essere considerato positivamente.
Crediamo che l’adesione al “Piano”, il quale permette di ospitare delle persone che hanno realmente lo status di rifugiato e non una situazione ancora da definire, possa essere considerato positivamente.
Crediamo che l’adesione al “Piano”, il quale consente di strutturare un progetto destinato per esempio a nuclei famigliari o bambini orfani o in generale con l’individuazione delle peculiarità che soddisfa no il progetto, possa essere condierato positivamente.
Crediamo che, se fossi uno di noi, sposeresti anche tu le nostre considerazioni. Abbiamo la consapevolezza che nessuno ha la sfera di cristallo per poter decidere al meglio, ma la convinzione che una decisione, che oggi potrebbe essere impopolare, potrebbe garantire domani una serena e pacifica integrazione tra persone per bene con bagagli culturali differenti e questo è quello che l’intera comunità si aspetta.
La Cittadinanza di Val Graveglia