Quando in Italia si parla di scienza molte volte si declina il discorso al femminile. Il premio Portovenere Donna in passato è stato aggiudicato a personalità di spicco del mondo scientifico nazionale con nomi eclatanti quali quelli di Margherita Hack e Rita Levi Montalcini.
Il premio, organizzato dalla Consulta Provinciale Femminile della Spezia, intende ogni anno premiare figure femminili che con il proprio valore hanno sapuito lasciare un segno indelebile nel campo artistico, scientifico, letterario, sociale e sportivo.
Oggi il premio, rappresentato da una scultura del maestro Francesco Vaccarone, è stato consegnato nelle mani di Amalia Ercoli Finzi, una donna magari non ancora famosa come le succitate ma che in Italia e nel mondo è conosciuta come la “mamma” della sonda Rosetta che nel 2014 ha raggiunto con successo la cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko dove ha fatto “atterrare” il lander “Philae” e ha consentito di raccogliere campioni successivamente analizzati dalla sonda stessa.
A parte l’importanza della missione per l’Esa (Agenzia Spaziale Europea), che ha visto concretizzarsi una missione spaziale di importanza storica, data la complessità e la difficoltà dell’impresa, Amalia Ercoli Finzi vanta un curriculum spaventoso ed una valenza accademica che davvero porta lustro alla “bistrattata” ricerca scientifica italiana, così importante e determinante nel panorama scientifico mondiale eppur così emarginata dalla politica miope e “ignorante” da sempre nel nostro paese.
Una donna dalla forza incredibile, capace di allevare 5 figli e uno stuolo di nipoti pur restando un faro nell’insegnamento della materia che l’ha vista, ormai parecchi anni fa, laurearsi, prima donna in Italia, in un ambito che pareva riservato al genere maschile e cioè l’Ingegneria Aerospaziale.
Il Politecnico di Milano da allora è rimasto casa sua e oltre che ai figli propri, si può dire che abbia allevato intere generazioni di Ingegneri che nello spazio, sui pianeti del nostro sistema solare, hanno trovato la loro ispirazione, affrontando, come lei, i misteri che ancora oggi affascinano chi “perde tempo” osservando il cielo.
Un esempio per tutti coloro che cercano la propria strada, un esempio che si inserisce a pieno titolo nel novero di quelle persone, uomini e donne, che da sempre nel nostro paese dedicano la propria vita a scoprire quello che l’universo ancora ci nasconde, persone con lo sguardo rivolto al cielo ma con i piedi molto ben piantati a terra, capaci di realizzare “miracoli” tecnologici come la missione Rosetta, vera pietra miliare per l’attività dell’ESA e prova della capacità europea ed italiana di sfornare menti capaci di sognare nuovi mondi e il modo per conoscerli.
Una donna, Amalia, che trasuda ottimismo (come ogni scienziato in fondo, ci racconta), capace di impegnarsi e riuscire in un mondo apparentemente maschile. Invece la scienza e gli ambiti di ricerca forse sono un’avanguardia positiva per chi crede ancora oggi che il genere sia discriminante, luoghi e progetti dove davvero conta la capacità, il talento, la preparazione.
Abbiamo avuto la fortuna di realizzare un breve intervista, è stato un onore poter chiedere alcune curiosità ad una donna cosi, come è stato molto bello per i molti presenti, sentire le parole di Amalia sul palco del premio, nella meravigliosa cornice (si dice cosi ed in fondo è vero) di San Pietro a Portovenere, intervistata da un’altra donna premiata in passato e cioè Carmen Lasorella, notissima giornalista televisiva anche lei “vittima” come il sottoscritto ed il pubblico (davvero numeroso, moltissimi hanno seguito la manifestazione in piedi) di un “vulcano” di donna, prorompente, dinamica, estremamente ironica, una vera fucina di aneddoti e racconti dai quali traspare tutta la passione e la curiosità per “il cielo sopra di noi”, per ciò che c’è da scoprire, per l’universo che costantemente ci parla.
Ecco, una donna che ascolta l’universo, e ce lo racconta con tutta la passione possibile, una persona minuta e allo stesso tempo un gigante, uno di quei giganti sopra le cui spalle posa tutto il progredire della scienza e le speranze di un umanità che deve ancora capire fino in fondo quanto la conoscenza sia la strada per il futuro.