Circa duecento persone hanno partecipato prima alla processione con la recita del Rosario, poi alla Santa Messa celebrata dal vescovo, monsignor Luigi Ernesto Palletti.
“Molti dei suoi discepoli se ne andarono”.
«È una sottolineatura particolare - ha detto il vescovo, commentando il vangelo del giorno - Siamo abituati a vedere Gesù attorniato da molti discepoli. Ma, questa volta, aveva appena detto loro una parola molto dura: “Vi darò il mio corpo da mangiare, e il mio sangue da bere”. Se non guardata con gli occhi della fede, si tratta di un’espressione molto difficile da comprendere».
«Ma è talmente autentico il Suo insegnamento, che Gesù non si ferma neanche di fronte all’incredulità e allo scandalo dei discepoli. Avrebbe potuto dire: “avete capito male, vi rispiego tutto”. Invece non cambia una parola. Anzi, mette alla prova la fede dei discepoli, e sottolinea la verità della sua affermazione. Avevano capito bene e avevano reagito di conseguenza, allontanandosi da Lui».
«Il dono del proprio sangue e del proprio corpo non sono un simbolo, ma realtà, anche se presentata sotto i segni del Sacramento. Sin dagli inizi, i primi fedeli avevano già forte la consapevolezza della realtà eucaristica. Da subito, la Chiesa ha creduto che, attraverso le parole della consacrazione da parte del sacerdote, il pane e il vino diventano il corpo e il sangue di Cristo. Non bisogna lasciarsi ingannare dai sensi. Dopo la consacrazione, sembra ancora pane, ma pane non è più. Sembra ancora vino, ma vino non è più».
Alle parole di Gesù, i più se ne andarono. “Volete andarvene anche voi?”, disse quindi ai Dodici. In realtà, avrebbe potuto dire: “Volete farvi un vangelo a vostra misura?”. «Perchè noi, probabilmente - prosegue il vescovo - non diremmo “andiamo via”. Diremmo piuttosto “sì ma”, facendoci un vangelo a nostra misura, con le nostre norme, secondo le nostre convenienze».
«Ecco perche è importante la domanda di Gesù: “Forse anche voi volete andarvene?” e la risposta di Pietro: “Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole che danno la vita eterna”. Noi crediamo anche se è duro credere durante il cammino di ogni giorno, è duro accettare che il vangelo scenda nella nostra vita, contro il nostro modo di pensare».
«Il pastore è importante perchè garantisce che gesti, parole e interpretazioni siano autentiche. Altrimenti non è pastore, nè maestro, ma guida verso se stesso. Non servono sacerdoti eroi, ma capaci di compiere gesti veri e di dire parole vere. Chiediamo il dono di tante e sante vocazioni. Oggi, alla vigilia della giornata per le vocazioni, chiediamo con forza al Signore che mandi operai alla Sua messe».