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La Ciclovia del Canale Lunense e la grande Ciclovia Tirrenica In evidenza

La riflessione di Giorgio Pagano, Presidente dell’Associazione Culturale Mediterraneo.

La Ciclovia del Canale Lunense da Santo Stefano a Ortonovo è un’importante infrastruttura realizzata in un territorio bellissimo. E’ stata inaugurata nei giorni scorsi dalla Regione ma va ancora conclusa, superando le interruzioni presenti nel tratto sarzanese. L’obiettivo è tuttavia molto più ambizioso. La Ciclovia è entrata infatti a far parte, grazie all'accordo firmato ai primi di aprile dalle Regioni Liguria, Toscana e Lazio, della Ciclovia Tirrenica: un itinerario di straordinario valore culturale e paesaggistico, che consentirà di pedalare sul lungomare da Ventimiglia a Roma.

L’idea nacque nel 2014 nel Parco di San Rossore: c’erano i tecnici delle Regioni, l’Anci, la Federparchi, la FIAB, le associazioni ambientaliste. Proponemmo un protocollo d’intesa agli amministratori, che è stato finalmente siglato. La Ciclovia sarà lunga 1200 Km, di cui 700 già percorribili. Ora la progettazione va ultimata -anche nel tratto spezzino- e resa omogenea. Grazie all’accordo il progetto potrà accedere ai finanziamenti nazionali ed europei, passaggio fondamentale per la realizzazione. E occorre pensare fin d’ora alle forme di gestione.

Il progetto segnerà una svolta nel turismo delle tre regioni. Le vacanze in bici sono economiche e all’insegna del risparmio, piacevoli perché immerse nella natura, utili alla salute. Da alcuni anni anche in Italia i turisti che scelgono la bici sono aumentati, e le loro pedalate hanno un impatto pari a 3 miliardi e 200 milioni. La Ciclovia, collegata alle stazioni ferroviarie e alla portualità nautica, ai parchi e alle città d’arte, diventerà un formidabile strumento per aumentare la differenziazione dell’offerta turistica ed estendere la stagionalità. Nei territori attraversati si svilupperanno le economie diffuse: l’ospitalità, il ristoro, l’assistenza tecnica, l’accompagnamento di gruppi, l’editoria dedicata. La Ciclovia può attrarre molte migliaia di visitatori e generare un indotto che si avvicini a quello delle piste “storiche” come la Vienna-Passau lungo il Danubio. Serve uno studio di fattibilità con un’analisi costi-benefici: è stato fatto per la parte toscana, il saldo evidenzia un vantaggio positivo di 30 milioni di euro, mentre l’indotto sarebbe di oltre 20 milioni di euro.

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