Ha un nome un po’ cavilloso che va letto tutto d’un fiato: “Commissione temporanea di verifica dello stato di avanzamento delle opere del Nuovo Ospedale Felettino Dea II° livello” e il suo lavoro, almeno per questa legislatura, si è concluso oggi.
I lavori al cantiere del Felettino intanto vanno avanti (data di ultimazione prevista il 2020), seppur tra numerosi inconvenienti esterni, come le accuse mosse al gruppo Pessina da Report riguardo alla gara d’appalto del nuovo ospedale da 170 milioni di euro, vinta dall’impresa lombarda con un ribasso dello 0,01% (leggi qui).
“L’ingegner Buccheri dell’Asl5 mi ha confermato che si sta procedendo con i lavori di costruzione della cosiddetta berlinese – ha spiegato Cristiano Ruggia, vicesindaco e assessore al progetto del nuovo ospedale – È il muro di contenimento necessario per poi iniziare la costruzione delle fondamenta della nuova struttura”.
INTOPPO N° 1
La prima nota dolente al capitolo Felettino è la mancata partecipazione ai lavori della commissione del direttore generale dell’Asl5 Andrea Conti. Fatto che il presidente Luigi De Luca, sostenuto dai commissari, ha voluto stigmatizzare: “Devo dire che quando c’era Conzi (Gianfranco Conzi, il precedente direttore generale, ndr), noi lo chiamavamo e lui entro breve partecipava ai lavori della nostra commissione. Conti invece l’abbiamo chiamato più volte, ma per vari motivi non l’abbiamo mai visto. E questo mi dispiace molto”.
Della stessa opinione Edmondo Bucchioni di Rifondazione Comunista: “C’è stato uno sgarbo a livello istituzionale da parte del direttore generale Conti: che non sia mai venuto a relazionare in commissione è un fatto abbastanza grave. Mi auguro che con la nuova amministrazione ci possa essere un rapporto più stretto tra i vertici dell’Asl e questa commissione”.
INTOPPO N° 2
Per il secondo inciampo non indifferente nella storia infinita del Felettino bisogna scorrere le pagine fino alla voce “DEA di secondo livello”. Il nuovo ospedale infatti è stato progettato per avere tutte le caratteristiche di un Dipartimento di emergenza e accettazione di secondo livello. Ma il decreto Balduzzi del 2012 ha cambiato le carte in tavola e oggi il nuovo Felettino, documenti alla mano, non risponderebbe più ai requisiti necessari, come ad esempio un bacino di utenza maggiore ai 600 mila abitanti. Non proprio il caso della Spezia.
“Secondo me il dea di 2 livello è un fatto irrinunciabile – dice il presidente della commissione De Luca - Spero che si intervenga anche a livello nazionale per sciogliere questo nodo”.
Sì, perché l’unica soluzione possibile sarebbe una deroga che tenga conto della particolare situazione in ambito sanitario e della conformazione orografica della provincia della Spezia.
“Oltre al rispetto del cronoprogramma – aggiunge Marco Raffaelli del Partito Democratico - quello che ci interessa è che si faccia una battaglia sulla conferma di un elemento che era nel progetto: il DEA di secondo livello. Bisogna che le persone capiscano che cosa significherebbe nella realtà che il nuovo ospedale non lo sia: non avere un DEA di secondo livello comporterebbe lo spostamento del paziente, in alcune situazioni, in luoghi più lontani. Quando un paziente rischia un ictus ad esempio, nel corso del viaggio a ponente o fuori regione potrebbero sorgere complicazioni fatali”.
Sta di fatto che la struttura che si sta realizzando al cantiere del Felettino, come precisa Ruggia, ha tutte le carte in regola per ospitare un nosocomio di secondo livello: non resta che l’arrivo di un segnale da Roma, che vada nella direzione della deroga tanto sospirata ai requisiti stabiliti dal decreto Balduzzi.
Se il nuovo Felettino sarà un DEA di secondo livello, però, dovrà ospitare almeno due specialità tra cardiochirurgia, chirurgia toracica e neurochirurgia. Con l’ultima tra le tre maggiormente condivisa dalla commissione, data la vicinanza con l’Opa di Massa.
“Io non sono d accordo – ribatte Sauro Manucci di Forza Italia - Abbiamo un numero di posti letto limitati, se includiamo un'altra specialità dobbiamo togliere dei posti letto a qualcos’altro. Inoltre non c’è solamente un problema di popolazione, ma anche di numero di operazioni fatte”.
INTOPPO N° 3
Per finire, l’ultimo imprevisto arriva da un altro cantiere, quello della Variante Aurelia. I lavori sono bloccati da più di un mese, più di cento dipendenti sono in cassa integrazione e le imprese spezzine che erano impegnate nell’indotto sono alla fame (leggi qui). Sta di fatto che l’opera è strategica anche per la futura viabilità intorno al nuovo ospedale.
“Vi assicuro che abbiamo fatto tutto il possibile – garantisce il vicesindaco Ruggia - Abbiamo scritto al ministro Delrio e le organizzazioni sindacali stanno svolgendo un lavoro fondamentale”.
“Mi auguro che la scadenza del 2020 sia una scadenza reale – tiene a precisare Bucchioni - perché io di date che poi non sono state effettivamente rispettate ne ho sentite fin troppe”.
Secondo Ruggia però il futuro in materia di sanità alla Spezia non potrà che essere migliore: “Che siano iniziati i lavori è un fatto fondamentale. In questa situazione il Sant’Andrea non può esprimere al meglio le sue potenzialità: con il nuovo Felettino si andranno a migliorare sensibilmente le prestazioni dell’attuale ospedale”.