Oggi che siamo tutti globalizzati, vicini (a volte anche troppo), connessi e visibili sui social network, questa affermazione si manifesta in tutta la propria verità ogni volta che un post su Facebook, come l'ultimo scritto e poi addirittura rimosso dallo stesso social a firma di Vittorio Alessandro che, provocatoriamente, ha inserito la frase: "vabbè, lo sterminio... però ha portato tanto turismo" con tanto di foto di un campo di sterminio nazista.
Certamente provocatorio, specie se si osserva chi lo ha postato e cioè il Presidente del Parco Nazionale delle 5 Terre, il post risultava indigesto ai più, anche se chiaramente l'intento era quello di mettere in evidenza le contraddizioni del turismo di massa e di chi sfrutta qualsiasi cosa pur di mettere in mostra, a pagamento, anche le tragedie.
Le reazioni sono state pesanti e molto critiche, tanto che il nostro ha chiesto pure scusa pubblicamente e ha dovuto spiegare l'intento reale del suo messaggio.
Proprio il messaggio, a questo punto, si rivela nel medium più che nel significato.
L'autorevolezza pari a zero dei social networks rende impossibile definire i confini della realtà e si presta a mutevoli e disparate interpretazioni. Per essere davvero provocatori su Facebook al giorno d'oggi forse bisogna essere precisi, studiare il significato ed il segno oltre che il messaggio in sé.
La grande libertà della rete è qualcosa a cui non siamo ancora abituati, la facilità e l'immediatezza dei post o dei tweet fa sì che ogni cosa assuma significati indipendenti dalla volontà di chi scrive o inserisca dati nel calderone.
L'attenzione quindi alla discriminante, e cioè all'autorevolezza di chi usa i social, è davvero poca e offre a chiunque la possibilità di essere anche giudice in tempo reale, oltre che concorrente.
L'agorà mediatica, che oggi si svolge per lo più in rete, ha necessità di regole e filtri che, per sua stessa natura rifugge ma che in realtà servono a tutti anche se non possono essere calate dall'alto, pena la dissoluzione del concetto stesso di rete.
I filtri sono quelli che sono già presenti nelle regole di chi la rete la usa per comunicare professionalmente e cioè i giornalisti e le testate che in rete operano.
In realtà fa comodo ai più la deregulation vigente e chiunque si crede in grado di poter essere ciò che più gli piace nella realtà che ormai di virtuale ha ben poco, dato che le conseguenze spesso sono più che reali e a volte anche molto pesanti.
Il presidente sicuramente da oggi saprà, lo sapeva anche prima ma da oggi sarà sicuramente più accorto, che il rischio che si corre comunicando in questo modo, data anche la sua posizione, è proprio quello di esporsi a critiche di ogni tipo, perché in rete non c'è democrazia ma appiattimento il più delle volte e quindi non si può pretendere che le sfumature siano colte e valutate da chi, nel calderone, è abituato a sguazzare ergendosi a giudice e carnefice delle leggerezze altrui.
Di questo mondo crudele e indifferente, che giudica tutto e tutti dimenticandosi che dietro ad un semplice post c'è sempre una persona, non ci si deve fidare.
Si devono usare gli accorgimenti necessari, le cautele e la prudenza che il buon senso suggerisce caro presidente, specialmente se ci si trova in una posizione scomoda come la sua, al vertice di un'istituzione importante per il territorio come è il Parco delle 5 Terre, perché le critiche feroci di chi non capisce sono dietro l'angolo ma ancora di più quelle devastanti di chi capisce ma usa il medium secondo le proprie convenienze, facendo sì che il suo post si trasformi in altra cosa, spinto da chi il medium lo usa sapendolo usare e trasformando il messaggio come più conviene.
Quindi ci pensi bene la prossima volta presidente Alessandro, ci pensi prima di postare con leggerezza qualcosa che possa essere manipolato da chi, sicuramente più di lei, sa "usare" i social network a proprio vantaggio.