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Roberto Centi sul radicamento della 'Ndrangheta: con Nicola Gratteri e Antonio Nicaso al Sunspace In evidenza

di Marina Lombardi – I beni confiscati alla ‘ndrangheta sono in tutto il territorio spezzino.

La Liguria è una macroarea criminale rivestita prevalentemente dalla ‘ndrangheta. Lo riporta l’ultima relazione semestrale della direzione investigativa antimafia (DIA) e ad affermarlo è Roberto Centi - noto politico, professore di latino e italiano al liceo scientifico Pacinotti dal 1986 ed ex presidente della commissione antimafia della Liguria – che questa mattina ha partecipato all’evento del SunSpace insieme al Magistrato della DDA Nicola Gratteri e lo storico e scrittore Antonio Nicaso.

L’evento, organizzato interamente dal SunSpace senza alcun finanziamento esterno né partecipazione politica o istituzionale, si è tenuto a porte chiuse per tutelare la sicurezza del Magistrato che vive sotto scorta dall’aprile dell’89 e ha visto la partecipazione di alcune classi delle scuole superiori spezzine. Il dialogo a tre voci proposto ai ragazzi e le ragazze ha visto l’alternarsi di vicende e considerazioni attuali  sui temi della lotta alla mafia e i suoi risvolti legali e sociali. A mettere l’accento sulla città della Spezia è proprio Centi, che in passato ha ricoperto ruoli di responsabilità in ambito educativo, si è rivolto agli studenti per spiegare l’importanza dello studio, come metodo di contrasto alle attività mafiose.

"Quando mi hanno eletto alla Commissione Antimafia della Liguria, io sapevo poco della mafia. Ne sapevo tanto a livello letterario, ma dovevo studiare. Ho passato i primi sei mesi ad ascoltare le persone competenti, ma poi ho iniziato a studiare. La prima cosa che sono andato a vedermi era la relazione della DIA. L’ultima – relativa gli ultimi sei mesi - dice che la Liguria è una macroarea criminale rivestita prevalentemente dalla ‘ndrangheta. La nostra Liguria, io non avrei mai immaginato che fosse non infiltrata, ma che avesse una presenza radicata così forte della ndrangheta”.

Attività criminali che mettono radici non solo nei tradizionali settori illegali come il traffico di droga, ma anche in ambiti economici legali, con infiltrazioni che vanno dall'acquisizione di strutture turistico-ricettive alla gestione dei rifiuti, fino agli appalti pubblici. Si tratta di una presenza criminale che si afferma in ogni ambito, continua Centi “A Spezia, Genova, Savona, Imperia, in tutti i campi. Nel campo dell’acquisizione turistico ricettive, nel campo del movimento da terra, della gestione dei rifiuti, dell’arrivo della cocaina nei porti. A Spezia due anni fa hanno sequestrato mezza tonnellata di cocaina”.

Centi ha inoltre ricordato la legge sui beni confiscati alle mafie, “di cui sono autore insieme alla commissione”, una norma che prevede un finanziamento annuale di 600 mila euro in Liguria per la ristrutturazione di questi beni. Sebbene, come ha sottolineato, l'importo attuale sia ancora limitato, la valenza simbolica è molto importante sia per la società civile che per la mafia “se le organizzazioni criminali vedono che un loro bene confiscato viene preso dallo Stato e rimesso in circolo, a disposizione della popolazione e gestito con soldi pubblici, questo ha un valore enorme".

Ha poi citato alcuni esempi concreti di come i beni confiscati siano stati riutilizzati per scopi socialmente utili: alla Spezia, per esempio, ci sono beni come Piazza Chiodo, Viale Mazzini e la Palazzina all'Antoniana. Anche ad Arcola, dove “un bene sequestrato alla mafia ospita oggi la Protezione Civile ed un centro infermieristico importante. "Se la mafia vede che un posto in cui hanno fatto i loro sporchi affari diventa un luogo per un'associazione meritoria, come ad esempio un centro contro la violenza sulle donne o per il sostegno ai bambini, potete essere certi che il valore simbolico che questa trasformazione porta non solo ai mafiosi ma a tutta la comunità, è enorme", ha concluso Centi, sottolineando l'importanza di questi segnali nella lotta contro la criminalità organizzata.

 

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