Superato l'abitato di Riccò del Golfo, al termine del rettilineo, una strada sulla sinistra conduce anche al paese di Bovecchio, il cui toponimo sembra derivare da "borgo vecchio", un "vicus" che sorgeva nella parte alta, indicativamente presso le attuali Case Soprane, e che avrebbe avuto un proprio castelliere.
L'architettura che si presenta al visitatore è quella tipica contadina e rustica: case con muri spessi e robusti, archi bassi, passaggi e scale tra un edificio e l'altro, piccole porte di ingresso.
Tra un tetto e l'altro, coperti da lastre in pietra, le ciappe, si aprono terrazzini sopra a volte e pilastri in pietra, a completare gli ambienti interni delle case, anche queste luoghi di vita quotidiana.
Le case sono addossate le une alle altre, secondo la tradizione delle comunità contadine, una disposizione che rendeva le case e l'intero borgo maggiormente difendibili da incursioni esterne, le case isolate, infatti, sono pochissime.
Il paese di Bovecchio è formato da tre nuclei distinti: le "Case Soprane" nella parte più alta, le "Case Sottane" nella parte bassa e il Piazzale nello spazio centrale.
Nel 1688 in una carta di Stefano Scaniglia Bovecchio è indicato con il toponimo di "Dobbo Vechio".
Il piccolo oratorio dedicato a San Rocco è testimone del forte legame della comunità di Bovecchio con i “percorsi della fede”, sentimento reso tangibile anche dai tanti segni devozionali che si possono osservare sulle facciate delle case e lungo i sentieri circostanti.