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Travolti dalla tromba marina, un istruttore di kayak ci racconta la brutta avventura di ieri a Porto Venere In evidenza

Il vento che si è alzato improvvisamente, le canoe ribaltate, le barche con le ancore incagliate, poi i soccorsi arrivati da una barca, tra non poche difficoltà.

Alle ore 10:30 arriviamo all'Olivo per organizzare la messa in mare dei Kayak. Circa mezz'ora dopo siamo in acqua, direzione Le Bocche, per poi decidere la rotta. Vento nella norma. Ero speranzoso di portare la mia compagna Michela verso Le Rosse, zona decisamente romantica.
Premetto che prima di uscire da casa ho visionato due App per le previsioni meteo marine e del vento. Non davano allerte su Porto Venere. Premetto anche che sono 40 anni che vado in kayak sia in mare che in fiume. In fiume ed in torrente onde e corrente sono la normalità. In mare sono uscito anche con mare agitato, ma non mi è mai capitato di essere travolto da una tromba marina soprattutto in compagnia della mia Lei.

Alle 11:15 sentiamo suonare le campane della chiesa di San Lorenzo ed il vento comincia ad aumentare. Da istruttore di kayak, però, non arretro, anzi, devo insegnare alla mia compagna come affrontare corrente e vento, quindi riusciamo ad arrivare fuori dalla Bocche. A quel punto decido di rientrare perché le condizioni non erano da "passeggiata Ferragostana". Ci dirigiamo verso Torre Scola.
Nelle vicinanze del Secco, dopo Carlo Alberto, vedo una nuvola di polvere alzarsi dal cantiere e dico: "questa è una tromba marina". Raggiungo subito la mia compagna, la tranquillizzo, mi avvicino, tengo la sua canoa e ci facciamo trasportare da vento, onde e corrente. Le dicevo: "è una tromba marina tra un po' passa e sarà tutto finito, nel caso dovessi rovesciarti non lasciare mai la canoa che ti terrà a galla".

Le barche, i barconi, i motoscafi ormeggiati si erano incagliati con l'ancora ed erano in difficoltà scodando da una parte all'altra molto velocemente ed una è andata proprio verso Michela facendola rovesciare (vedendo la situazione ma non prestando soccorso). Ho cercato di tranquillizzarla assicurandomi che non lasciasse il kayak.

Nella direzione in cui ci trascinava il vento e la corrente vi era un altro motoscafo in difficoltà con l'ancora incagliata ed anche quella barca scodava a destra e sinistra. Mi sono fatto coraggio e sono andato verso di loro per farmi lanciare un salvagente per Michela. Ho avuto molte difficoltà ad avvicinarmi in canoa ed alla fine ho avuto la solita esperienza di Michela. Lo scafo della barca mi ha spinto talmente che ho preferito rovesciarmi e nuotare verso la mano del comandante che è riuscito a farmi salire.
Subito un salvagente per me, uno per Michela ed una cima legata alla barca. Ho aspettato il momento giusto e mi sono tuffato in acqua per portare il salvagente a Michela che dopo qualche bracciata si è trovata, quasi per caso, tra le gambe la fune legata alla barca ed è riuscita a salire,
Il comandante ha dovuto tagliare la cima che teneva l'ancora, abbiamo cercato di recuperare almeno un kayak od una pagaia o il sacco con i documenti ma vento, onde e corrente non ce lo hanno permesso.

Partiti in direzione porticciolo Le Terrazze e ripresi dallo spavento ci hanno dato dell'acqua e degli asciugamani. Una volta ormeggiati mi hanno dato anche un paio di scarpe e, dulcis in fundo, ci hanno accompagnato a Porto Venere per recuperare la moto.

Un grossissimo ringraziamento per il salvataggio a Luca e la sua compagna ed a Monica ed il suo compagno per averci riaccompagnato in macchina a Porto Venere.

 

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