La democrazia non consiste solo nella tecnica elettorale e nell’architettura istituzionale ma si fonda e si rigenera attraverso la partecipazione attiva dei cittadini e delle forme sociali. É segno dunque di sicura consapevolezza che i giorni della “Settimana Sociale” dei cattolici in Italia, in corso di svolgimento quest’anno a Trieste, siano stati dedicati al tema della democrazia.
Anche la diocesi della Spezia - Sarzana - Brugnato sta partecipando a questo grande momento di confronto - che si conclude proprio oggi con la presenza di papa Francesco - con due giovani delegati: Silvio Donato, fisico e ricercatore all’Università di Pisa, e Nicola Carozza, docente stabile dell’Istituto superiore ligure di Scienze religiose. I due spezzini fanno parte da mercoledì scorso, giorno di inizio della “Settimana”, del nutrito gruppo di delegati della Liguria.
L’evento ha visto nel giorno di apertura l’intervento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha richiamato l’unità europea e il riconoscimento del ruolo dei cattolici. Mattarella ha citato tra gli altri Giuseppe Dossetti, il vescovo di Bergamo Adriano Bernareggi (padre spirituale per molti anni della beata spezzina Itala Mela), don Lorenzo Milani e Guido Gonella, osservando come una maggioranza politica non sia mai senza limiti e mettendo così in guardia sia dal cosiddetto “assolutismo di Stato” sia da autorità potenzialmente prevaricatrici.
A sua volta, il presidente dei vescovi italiani, cardinale Matteo Zuppi, ha parlato nella sua introduzione di un Paese per tutti, di democrazia inclusiva, di farsi “artigiani di democrazia”, servitori del bene comune che non rivendichino privilegi.
Gli stimoli dati dalle tante relazioni e le buone pratiche emerse dei tavoli di lavoro che hanno visto i delegati protagonisti - hanno detto Carozza e Donato - “sembrano costituire uno stimolo anche per la nostra Chiesa locale di fronte alle tante sfide del nostro tempo: ambientale, migratoria, economica, tecnologica, politica”. La stessa ridefinizione dei vicariati e delle unità pastorali, messa in campo nei giorni scorsi dal vescovo Palletti, è del resto già di fatto un frutto maturo del cammino sinodale e del confronto con la comunità. Anche la città della Spezia, come la società italiana nel suo insieme, sta cambiando nel profondo, mettendo a dura prova i luoghi stessi della partecipazione. Per uscire dalla crisi appare dunque importante il recupero della costitutiva dimensione relazionale della vita cittadina, di quel vincolo che ci lega gli uni con gli altri.
“I cattolici spezzini - dicono i due delegati - possono quindi contribuire a ricostruire una cornice di senso per collegare periferie e città, economia locale e sviluppo del turismo, storie consolidate e nuove classi dirigenti. La democrazia ha bisogno di prossimità, e le suggestioni di Trieste ci sembrano sin d’ora molto utili a questo riguardo”.