Siamo abituati a pensare a Francesco Buttà come grande Maestro d’Ascia, che quotidianamente trasmette con tutta la passione possibile le tradizioni e i segreti della costruzione delle barche in legno ai suoi allievi del Corso di “Operatore del Legno” del CISITA, collaborando anche con il Cantiere della Memoria di Corrado Ricci. Ma Francesco è profondamente innamorato del borgo dove è nato e cresciuto, Riomaggiore. e nella "missione" che si è dato, è compreso anche il suo grande impegno nel mantenere vive le tradizioni del suo paese trasmettendo quanto più possibile alle nuove generazioni.
Nel 2010 con Enrico Bonanini e altri compaesani di Riomaggiore, ha fondato la band “Grandi e Fanti”, una bellissima storia che chiediamo a lui di raccontarci e che si intreccia con la sua passione per la musica dialettale.
Francesco quando è nata la tua passione per la musica in dialetto e perché?
La mia passione per la musica in dialetto è nata tanti anni fa, passione che si esprime con la band folk dialettale “Grandi & Fanti”, nata mettendo insieme alcune persone di Riomaggiore, con le quali abbiamo iniziato a scrivere alcuni nostri pezzi in dialetto riomaggiorese.
Alcuni anni fa siamo venuti a sapere del “Festival della Canzone in Lingua Ligure San Giorgio” che si tiene una volta all'anno ad Albenga, l'unico festival canoro dedicato al dialetto e con una gara.
La band si chiama "Grandi & Fanti" perché riunisce diverse generazioni: il più vecchio quest'anno compirà 70 anni, mentre la più giovane è prossima ai 16. E' bello vedere che nel gruppo ci sono diverse generazioni che suonano insieme, le più giovani sono due sorelle e mia figlia, che canta con me. Il nostro obiettivo è quello di trasmettere la parlata dialettale ai giovani, affinché non si perda. La band è composta dal sottoscritto, Francesco Buttà (voce e chitarra), affiancato come coristi da mia figlia Anna e da Simone Carrodano (anche bassista), Maurizio Fazioli (chitarra elettrica), le sorelle Martina e Alice Bonfiglio alla chitarra, Lorenzo Pintus alla tastiera, Michel Bagnasco alla batteria. Uno dei soci fondatori, Enrico Bonamini, purtroppo non c'è più. Anche se lui se ne è andato, il nostro obiettivo era di andare avanti e lo stiamo facendo anche per lui.
Puoi raccontarci qualcosa sul “Festival della Canzone in Lingua Ligure”?
Il Concorso è stato ideato da Elmo Bazzano e ora portato avanti dalla figlia Silvia. Quest'anno la 23esima edizione, alla quale hanno partecipato 16 concorrenti, dieci solisti e sei gruppi musicali. Si partecipa portando pezzi inediti. Vengono premiati i primi tre per ogni categoria, solisti e gruppi, riconoscendo l'impatto scenico sul palco e il miglior testo. L'edizione di quest'anno, per la categoria gruppi, è stata vinta proprio da noi.
La giuria era composta da figure di spicco del panorama musicale e culturale, tra queste il cantante Michele Maisano, l'attore e regista teatrale Giorgio Caprile, il mago e pianista Gabriele Gentile, il cabarettista, autore e scrittore Carlo Pistarino (presidente di giuria), Gino Rapa dei Fieui dei Caruggi, Stefano Pastorino, voce radiofonica di Skylab, Giorgio Oddone, cultore e scrittore in lingua ligure, il musicista e professore di economia Gianni Gollo, ed Emanuele Garibaldi, la memoria storica del Festival.
Il Festival è stato più che una gara, una grandissima festa, dove la competizione è stata superata dalla voglia di stare insieme e divertirsi, ma anche dalla solidarietà. A noi mancavano due componenti della band per motivi personali. La band Mandillà di Moneglia ci è venuta in aiuto e con noi hanno suonato Marco Raso alla fisarmonica e Marco Vaccarezza alle percussioni, che ringrazio tantissimo. Noi abbiamo poi restituito la cortesia: io e il bassista siamo andati a dare una mano a loro. E’ stata una bellissima festa non pensavo di vincere.
Il Festival lo avevamo già vinto l'anno scorso, quella di quest'anno è la quarta vittoria. Ne vado fiero, c'è molto lavoro dietro: mettere d'accordo otto strumenti non è facile e i testi sono fatti tutti da noi, scritti dal bassista e da Davide Bozzo, che non suona sul palco, ma è laureato in filosofia e quando inizia a scrivere non si ferma più.
Di cosa parla la canzone con cui avete vinto il Festival?
La canzone con cui abbiamo vinto il Festival si intitola "En chê de vreidu" (Un cuore di vetro). E’ una dichiarazione d'amore di un uomo per una donna. Il vetro è un materiale duro, ma anche fragile. Il tipo di musica che non si aspettavano, noi facciamo un folk pop e invece abbiamo portato un tango. Il tango è una musica molto sensuale, la strofa parte con l'atto d'amore tra un uomo e una donna, lui ammette che non pensava di avere un cuore di vetro e che lei riuscisse a romperlo. In questo momento difficile dove si sente tanto parlare di femminicidi, abbiamo voluto lanciare il messaggio che non tutti gli uomini sono dei mostri, ma che si possono innamorare.
Attraverso la canzone in dialetto volete trasmettere la tradizione, come?
Le nostre canzoni parlano prevalentemente del nostro territorio e delle nostre persone. Tra queste vorrei ricordare "Cuntame una stoa" (Raccontami una storia). Questo pezzo è dedicato a tutti gli anziani che il COVID si è portato via. Riomaggiore è una piccola comunità, in un paese c'è sempre un punto di ritrovo, e a Riomaggiore è la Marina. C'erano gli anziani che raccontavano sempre le loro storie.
Lo scorso anno, prendendo spunto dal libro dello scrittore Marco Biagioni “I Corsari Barbareschi nel territorio spezzino”, abbiamo voluto fare un salto indietro nel tempo, siamo nel '500, scrivendo due canzoni, una rock e un lento.
Abbiamo proposto il tema delle invasioni dei corsari a Riomaggiore. Nella canzone rock raccontiamo la storia di due fratelli di Riomaggiore che scappano da queste invasioni, uno di loro riesce ad arrivare fino al Santuario della Madonna di Montenero, alla quale i riomaggioresi sono devotissimi. Chiede alla Madonna di essere aiutato e riesce a salvarsi, mentre il fratello viene rapito. La canzone successiva, il lento, racconta la storia del fratello più piccolo che dopo dieci anni, affrontando il mare, decide di andare a cercare il fratello rapito dai corsari.
Quali sono i prossimi concerti in programma?
Il prossimo concerto sarà il 16 giugno alle ore 21.00 al Castello di Riomaggiore durante la manifestazione “Teatro Pubblico Ligure” organizzato dal Comune. Accompagneremo la serata con alcuni nostri brani. L’iniziativa intende tramandare le tradizioni del borgo attraverso i racconti dei suoi abitanti.
il 23 giugno, invece, suoneremo a Manarola.
Intorno al 20 luglio, le date le confermeremo in seguito, suoneremo al "Folk Festival" a Riomaggiore al quale parteciperanno anche tante band che erano presenti al Festival di Albenga. Il programma delle giornate prevede al mattino "Sciaati en ti carugi", alcune band gireranno per le vie del paese con le chitarre in mano cantando le canzoni in dialetto. Alla sera, invece, ogni gruppo proporrà due pezzi, non ci sarà gara ma solo tanta musica ligure. I gruppi arriveranno da Rossiglione, dall'imperiese, il genovese fino ad arrivare a proposte dal nostro levante. Nella terza serata del Festival ci sarà poi il concerto dei "Grandi & Fanti".