Dopo l’aggressione della sera di Pasqua che ha procurato a Felice un giorno e mezzo di coma ed una serie di contusioni che lo accompagnano giorno dopo giorno e per cui ha iniziato la fisioterapia, non è mancata nemmeno la violenza verbale.
“Ero in un letto d’ospedale e avevo appena aperto gli occhi – racconta Felice – ho sentito una persona attorno a me che mi ha dato del “b****o. Dopo ho sentito altri insulti, ha buttato per terra le mie cose ma non so se l'abbia fatto di proposto”.
Alla domanda: perché dovrebbe aver reagito così? Felice risponde che non lo sa “io avevo appena aperto gli occhi e non avevo fatto niente, forse ha sentito dei pettegolezzi – ipotizza Felice – si sa che le voci che corrono sono sempre storpiate”.
Un episodio che non è stato isolato, quello che ha coinvolto Felice e che ha visto il susseguirsi di un’altra vicenda che nel corso delle ultime settimane ha contribuito ad alimentare non solo il suo malessere fisico, ma anche quello psicologico ed emotivo. Era stato dimesso solo da qualche giorno quando, sentendosi poco bene, voleva farsi misurare la pressione da qualche parte, la farmacia però era chiusa, e ha provato a rivolgersi ad un presidio medico volontario.
“Ho pensato che essendo volontari me l’avrebbero misurata – afferma Felice – il primo giorno me l’hanno provata, è stata una ragazza molto gentile. Il giorno successivo, quando sono arrivato per chiedere di controllarmela di nuovo, la ragazza stava tirando fuori la macchinetta, ma prima che iniziasse è arrivato uno dei capi e mi ha urlato di tutto. Ha detto ‘non mi paga nessuno per fare la carità’ e mi ha mandato via. Poi ha iniziato a urlare 'chi l'ha fatto entrare questo?' Come se non si ricordassero chi ero, mi conoscevano anche prima dell’ospedale. Mentre stavo uscendo si è aggiunto anche un altro di loro per mandarmi via e mi ha detto altre cose che non ripeto”.
“Mi sento talmente attaccato (con i dolori che ho), me ne hanno dette di tutti i colori – conclude Felice, ancora in convalescenza ed in cerca di un posto in cui stare – mi sento inerme perché vorrei rispondere e denunciare la cosa”.
Nella quasi totale indifferenza, Felice ha comunque trovato dei buoni medici che hanno cercato di prolungare il più possibile la sua permanenza in ospedale, prima al Sant'Andrea e poi al San Bartolomeo di Sarzana. Adesso però il tempo è scaduto e nella speranza che la fisioterapia lo aiuti a stare meglio, è alla ricerca di un posto in cui passare almeno la convalescenza visto che ha ancora poche forze ed è “vivo per miracolo” come afferma lui stesso.
*Foto di repertorio*