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Leonardo Bonucci intervistato dagli studenti del Capellini Sauro In evidenza

di Anna Mori – L’intervista nell’ambito del progetto “TPIU Twinning Project Italy USA” promosso da Casa Italiana Language School di Washington D.C. Il calciatore ha dialogato con i ragazzi di emozioni e sentimenti vissuti nella sua carriera, grande emozione quando ha ricordato Gianluca Vialli.

Alcuni studenti dell’Istituto Capellini-Sauro partecipano con alcuni loro insegnanti al progetto “TPIU Twinning Project Italy USA” promosso da Casa Italiana Language School Ente Promotore e sostenuto dall’Ambasciata Italiana di Washington D.C.. Il progetto coinvolge, per l’Italia, gli studenti degli istituti “Capellini-Sauro” della Spezia e “Cambi-Serrani” di Falconara Marittima (AN) e per gli USA gli studenti della Jackson-Reed High School (Washington D.C.) e Oxon Hill High School (Oxon Hill, Maryland).

L’attività di scambio biennale ha come tema centrale “SCIENZA, SPORT ED ARTE POSSONO DIALOGARE? UNA SFIDA O UNA SCOMMESSA”. La tematica invita i partecipanti a riflettere sulle connessioni che si possono instaurare tra discipline che sembrano tra loro molto distanti.  

La prima parte degli incontri è stata focalizzata sull’ARTE: gli studenti hanno avuto la possibilità di conoscere e interagire con professionisti e personalità illustri che operano nel settore che hanno risposto alle loro curiosità. La seconda parte si concentra sullo SPORT, una disciplina che non ha frontiere. Attraverso la formula dell’intervista, gli studenti hanno la possibilità di conoscere alcuni campioni sportivi e professionisti. Nella terza parte del progetto, gli studenti passeranno al tema della SCIENZA.

Nell’ambito di questa seconda parte, gli studenti del Capellini-Sauro, insieme ai compagni delle altre scuole, hanno avuto la possibilità di intervistare il giocatore della Nazionale Leonardo Bonucci, in collegamento da Istambul. Un momento dove si è parlato di emozioni, sentimenti, sogni. Grande emozione quando Bonucci ha parlato di Gianluca Vialli.

All’incontro ha partecipato la dott.ssa Maria Fusco dell’ Ufficio Scuola dell’Ambasciata e Simonetta Baldassarri ideatrice e coordinatrice del progetto.

Dopo aver ringraziato per l’invito, Leonardo Bonucci si è dichiarato contento di poter dialogare con i ragazzi, di poter stare davanti ai loro sogni che cominciano o che sono già cominciati, motivo per lui di grande orgoglio. “Sono contento di sapere che, nella strada che ho percorso, sono riuscito a lasciare qualcosa oltre il calcio, perché oggi non siamo qui a parlare solo di calcio, ma di vita, di mondo, visto che siamo collegati da tante parti del mondo. Questo invito per me significa tanto, ma penso che la cosa più bella sia rispondere alle domande dei ragazzi, questo è il loro momento”.

Il prima domanda è stata posta da Marco Mazzanti della Scuola Campi Serrani che ha chiesto a Bonucci: Quanto e come è influente nella nostra società il calcio e perché è diventato sport nazionale?

Questa è una bella domanda. Credo che tutti noi fin da piccoli abbiamo tirato un calcio ad un pezzo di carta, ad una lattina, ad un sasso. Significava tanto e quanta gioia ci dava rincorrere quel sasso, lattina o pezzo di carta e mettere due zaini a terra e giocare con tutte le persone che si incontrava per strada. Quindi, questo è un po' il senso di quello che è diventato il calcio, soprattutto in Italia, dove spesso si parla più di questo sport che di politica o di problemi. Questo fa capire quanto questo sport permei la cultura italiana, se vogliamo il calcio è innanzitutto uno stile di vita. E’ motivo di discussione, di amicizia, di legami profondi e oggi credo che nessuno in Italia possa vivere senza questo sport.

Simone Gherhart da Washington DC ha chiesto: Ci sono gesti scaramantici che fai prima di una partita?

Scaramantico non proprio, perché possiamo dire più che altro che si tratti di un’abitudine. Quando indosso i parastinchi inizio sempre dal destro. Non è scaramanzia, l’ho fatto sia in caso di grandi prestazioni che di errori. Sono piccole cose che diventano abitudini. Non credo si raggiungano degli obiettivi con i gesti scaramantici, ma con l’applicazione, il sacrificio, con i tanti valori che abbiamo in tutti noi e che mettiamo a disposizione dello sport.

La domanda successiva è stata posta da Davide Faggiani, uno dei giovani giocatori della squadra Fossone Carrara, che partecipa alle provinciali agonistiche under 15. Con quale giocatore hai avuto il più bel rapporto sia in campo che nella vita?

Chiellini è un grande giocatore che ammiro ed è una grandissima persona. Giorgio per me è come un fratello, e come succede con i fratelli ci si vuole bene, si discute, si litiga, però quando c’è un sentimento di amicizia forte le cose vanno avanti e noi ci sentiamo ancora oggi, anche ieri sera. E’ un legame forte e ringrazio di aver incontrato Giorgio nel mio cammino sportivo, perché è un uomo che mi ha insegnato veramente tanto.

Roberto Campi, Fossone Carrara: Se non avessi giocato a calcio, cosa avresti fatto nella vita?

Questa è una domanda difficile a cui rispondere perché, fin da piccolo, il mio sogno è sempre stato quello di rincorrere il pallone ed essere un calciatore. Non c’è stato nient’altro a cui ho pensato un milione di volte. Non saprei rispondere perché qualsiasi cosa dicessi ora, non sarebbe vera.

Agata, Capellini Sauro: Cosa diresti oggi al “te bambino”?

Oggi gli direi che è stato grande perché mi ha permesso di vivere un lavoro come un divertimento, di inseguire una passione, di fortificare il mio carattere, perché nel corso della mia vita e della carriera ci sono state tante difficoltà. E quel sogno per cui la mattina mi svegliavo, mi ha permesso di raggiungere tanti obiettivi, nonostante alcune situazioni potessero portarmi a non credere più a quel sogno. Invece grazie a quel bambino che porto dentro, nutro una grande passione per il calcio, è divertimento, è un sogno che continuerà a realizzarsi e che finirà solo quando smetterò e per il quale posso dire grazie a quel bambino.

Agata: Come gestisci in campo il rapporto con i compagni di squadra?

Quando si entra in un gruppo è sempre difficile capire cosa ci sia dentro ognuno di noi. Devi essere bravo a capire la persona che ti trovi davanti. Ci sono stati momenti in cui ho spronato un compagno in maniera dura e altri in cui ho cercato di fargli capire le sue qualità, la sua forza, i suoi lati migliori, dandogli un posto sicuro in cui parlare, sfogarsi, trovare appoggio.

Agata: E quando un giocatore è scoraggiato e sta per entrare in campo cosa gli dici?

Nei momenti di scoraggiamento ho sempre cercato di essere di sostegno, perché sentirsi al sicuro per una persona che si trova in difficoltà, credo sia la migliore medicina. Quindi ho sempre dato la mia spalla ai compagni, agli allenatori e a tutti coloro che hanno chiesto aiuto, perché anche io ho avuto la fortuna di avere tante persone che mi hanno incoraggiato durante il mio percorso.

Mattia, Capellini Sauro: Cosa consiglieresti ai ragazzi di oggi?

La prima cosa che consiglierei ai ragazzi di oggi è quella di credere in loro stessi. Sono stato ultimamente in Italia a vedere il film “Romeo e Giulietta”, vi invito a vederlo perché fa veramente capire quanto la volontà che è dentro di noi, possa farci arrivare fino ai risultati. Ci siamo trovati davanti a momenti di fallimento e scoraggiamento. Ma chi non sbaglia? Chi non ha mai sbagliato nella vita? Chi non ha mai portato avanti un fallimento credendo che fosse la cosa giusta? E’ il momento in cui si cresce, forgia il nostro carattere. Quello che mi sento di dire a voi che state entrando nel “mondo dei grandi” è di non farvi scoraggiare da quello che succede, ma credere in voi stessi, anche se penso che oggi il mondo sia molto diverso e difficile, però bisogna essere pronti a viverlo e non a sopravviverlo. Se sopravviviamo nel mondo facciamo una piccola parte, ma se lo viviamo possiamo diventare un esempio per tanti.

Mattia: Nonostante tu sia un giocatore di Serie A, hai comunque un sogno nel cassetto?

Il sogno è quello di passare più tempo con la mia famiglia, perché ultimamente è stato tutto per me un po' sacrificato. Per arrivare dove sono arrivato qualche sacrificio anche sulla pelle degli altri l’ho dovuto fare e la prima cosa è quello di godermi mia moglie e i figli nel futuro prossimo. E poi c’è un altro sogno: vorrei diventare allenatore e alzare la Champions con la Juventus.

Luca Capellini Sauro: Ci sono stati momenti in cui hai pensato di mollare e ritirarti?

Non ci sono stati momenti in cui ho pensato di ritirarmi, ma piuttosto, essendo lontano dalla famiglia, e anche da quella che per me è sempre stata un’altra famiglia, la Juventus, ci sono stati alcuni momenti in cui ho detto di aver fatto una grande carriera e di aver vinto tanto, e che avrei smesso prima di giugno. Ma quel fuoco che brucia dentro è sempre stato più forte di questo pensiero. La voglia, la passione e il divertimento che oggi provo nel giocare sono sempre più forti.

C’è un momento che ricordo con felicità perché è stato quello che mi ha permesso di svoltare nella carriera. Quando andai a Bari ero retrocesso con due squadre diverse, Treviso e Pisa, ed entrambe le società erano fallite, quindi ho giocato un anno senza ricevere lo stipendio. Quando ho cominciato a Bari mi sono detto che se quell’anno fossimo retrocessi, la mia carriera sarebbe finita. Perché retrocedere con tre squadre diverse, voleva dire per me che qualcosa non si incastrava con l’universo. Invece da lì è iniziata la carriera, un grande percorso che oggi mi ha portato ad essere uno dei difensori più forti al mondo e conosciuto come persona, oltre che come giocatore.

Luca: Quale è il consiglio più prezioso che hai ricevuto da un compagno di squadra durante la tua carriera?

Il consiglio non è stato da un compagno di squadra, ma dal grande Gianluca Vialli, su una panchina a Coverciano, il giorno dopo l’uscita dal Mondiale con la Macedonia a Palermo. Per me quello è stato un momento davvero toccante perché Gianluca è riuscito a darmi forza, nonostante stesse attraversando veramente il periodo più difficile della sua grande vita su questa terra. Mi disse: “Tu qui sei un punto di riferimento, io sto spronando te nonostante quello che sto passando in questo momento. Quindi non devi veramente permettere a nessuno, a questo gruppo, a questa Nazionale di non riprendersi”. In quei momenti ti ritrovi più forte di prima. E per me questa è stata veramente un’iniezione di forza, di fiducia e di voglia di lottare per tutto quanto, come non avevo mai avuto nel corso della mia vita. In quegli ultimi mesi che è stato accanto a noi, Gianluca ha cercato di trasmetterci quella grande forza che aveva nel suo cuore e che ha messo nel suo percorso. Credo che cosa più bella di questa non ci sia. Ringrazio la vita per avermi messo accanto Gianluca, perché questo percorso, non ti forma tanto come calciatore, come professionista, ma soprattutto ti crea e ti modella come uomo incontrando queste splendide persone.

Luca: Quale è stata la tua esperienza più memorabile con la nazionale?

La più memorabile, quella in cui l’estasi, la gioia, la felicità, la follia è stata impareggiabile, l’11 luglio del 2021, quando abbiamo vinto l’Europeo rappresentando l’Italia. E’ stato qualcosa di veramente speciale, incredibili le emozioni che ci ha dato.

Sara, Capellini-Sauro: Come sei riuscito a reagire ai momenti difficili o dopo le sconfitte nella tua carriera?

E’ una domanda a cui è difficile rispondere, ognuno di noi è diverso e ha il suo carattere. Nella sconfitta personalmente ho sempre visto un momento di crescita. Mi sono abbattuto il giusto, ma nel momento in cui ho realizzato che più giù non potevo andare, ho sempre cercato di rimbalzare e attaccarmi a quello che di positivo la vita poteva darmi. Ho cominciato fin da giovane a lavorare sulla testa e sulla motivazione con un “mental coach” e nei momenti di difficoltà, di crisi, cerco la motivazione in questa figura, ma soprattutto in mia moglie e nei miei figli attraverso i loro sorrisi. Il calcio è uno sport, chi deve abbattersi per motivi più importanti è chi sta davvero male. Dobbiamo pesare il giusto quando ci troviamo davanti a sconfitte che riguardano lo sport, misurarci dentro quelle sconfitte, con sempre la voglia di reagire, perché ognuno di noi trova il posto nel mondo e c’è sempre una soluzione a tutto.

Rivolgendosi ai ragazzi, Leonardo Bonucci ha concluso dicendo: “Per voi è importante ascoltare qualcuno che ha avuto successo nello sport, ma per noi è importante sentire il vostro calore e sostegno: ci dà tanta motivazione a continuare nel nostro percorso”.

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