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Oggi il ventennale del Giorno del Ricordo alla Caserma Ugo Botti In evidenza

di Marina Lombardi – La memoria delle foibe e dell’esodo di migliaia di italiani, accolti anche alla Spezia.

Per tenere viva la memoria dei massacri delle foibe e l’esodo giuliano dalmata si è tenuta oggi una seduta straordinaria del consiglio comunale presso la Caserma Ugo Botti a Ruffino, luogo in cui furono accolti mille esuli istriani a ridosso della fine della Seconda Guerra Mondiale.

Il 10 febbraio, il giorno scelto per il ricordo delle vittime, è il giorno del 1947 in cui furono firmati i trattati di pace di Parigi che assegnavano alla Jugoslavia, l’Istria, il Quarnaro e la città di Zara, parte della Venezia Giulia, precedentemente territori italiani e dai quali le famiglie italiane dovettero vennero cacciate, perseguitate e uccise.

La celebrazione del giorno del ricordo si è tenuta non a caso presso la Caserma Ugo Botti, “che fu uno dei campi di raccolta profughi – dichiara il Sindaco Pierluigi Peracchini - che accolsero, nel silenzio imbarazzante di un paese che non seppe proteggere i propri cittadini, quegli italiani scacciati con il terrore dalle loro case, dalla ferocia dell’ideologia comunista che in molti paesi senza interruzioni seguì la dittatura del nazifascismo. Il centro di raccolta della Spezia fu uno dei pochi in Italia ad affrontare quell’esodo forzato. Questa struttura accolse oltre 4000 persone, una comunità nella comunità di allora. La Spezia fu ancora una volta terra di accoglienza”.

“Il Giorno del Ricordo è il giorno in cui facciamo memoria dei massacri delle foibe, una data che ci ricorda la fine del secondo conflitto mondiale e un momento di speranza, ma che invece per molte famiglie italiane ha significato la perdita delle proprie case, la propria terra, sotto l’occupazione dei comunisti jugoslavi – continua Peracchini - il trattato del 1947 non significò solo la perdita di territori, che per quelle persone erano la patria, e la cancellazione di intere comunità, ma venne ampliato dalle persecuzioni etniche, e culminò nella tragedia delle foibe, dove perirono migliaia di italiani innocenti. Un capitolo oscuro della nostra storia più recente, che portò all’esodo di 350 mila italiani e continuò fino alla fine degli anni '50. Su quelle drammatiche vicende ha pesato per troppo tempo un silenzio colpevole e inaccettabile, per decenni, l’ideologia, la retorica di una certa area politica e le convenienze che sono seguite hanno negato evidenze storiche drammatiche e il giusto rilievo a quella che fu a tutti gli effetti una tragedia nazionale. Una scelta consapevole, per questo ancora più grave”.

Si celebra oggi il ventennale del Giorno del Ricordo “istituito con la legge del 30 marzo 2004 n°92 – spiega il Presidente del Consiglio Comunale Piscopo - al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo, e delle tragiche violenze nel secondo dopo guerra. La legge prevede che nel giorno del ricordo abbiano luogo iniziative per diffondere la conoscenza dei tragici eventi presso giovani e scuole di ogni ordine e grado e altresì favorite dalle istituzioni con la realizzazione di studi, convegni incontri e dibattiti in modo da conservare la memoria di quelle vicende".

“Ci troviamo riuniti per dedicare il nostro tempo e la nostra riflessione a un capitolo cruciale e doloroso della nostra storia nazionale – continua Piscopo - oggi più che mai vogliamo portare alla luce gli avvenimenti delle foibe e della violenza sulle popolazioni italiane dell’Istria, della Dalmazia e della Venezia Giulia. Questo Giorno del Ricordo è una testimonianza tangibile del nostro impegno a non dimenticare, a ricordare con rispetto e passione colore che hanno sofferto e onorare la memoria di chi ha perso la vita in quegli anni bui della nostra storia. Un’occasione di profonda riflessione sulla resilienza umana, sulla forza di persone che hanno vissuto tempi difficili e sulle lezioni che possiamo imparare da quegli eventi cruciali. La storia ci ricorda l’importanza della dignità umana, di essere custodi dei valori fondamentali che ci definiscono come società. È nostro dovere collettivo conoscere e condividere la sofferenza di chi è stato coinvolto, affinché le generazioni future possono imparare a contribuire alla costruzione di una società fondata sui principi di pace, tolleranza e solidarietà”.

Ad intervenire sul palco, tra gli altri, Elda Lazzari e Dinora Bolletin, che hanno lasciato le loro terre d’origne e sono state accolte alla Caserma Ugo Botti, che ricordano oggi l’importanza dell’aiuto della Marina Militare che in quell’occasione le accolse insieme alle famiglie e moltissimi altri profughi all’interno delle proprie mura. Quella che doveva essere una sistemazione temporanea, diventò poi un soggiorno lungo quasi dieci anni, durante i quali “abbiamo mantenuto sempre le nostre tradizioni, come quella del carnevale – ricorda Elda – fuori da qui ci guardavano male, eravamo già stati vittime di persecuzioni, ricordo che avevo solo 5 anni e durante il trasporto da Pola, mi spruzzarono il DDT addosso. Qui ci hanno accolti e dato un posto dove vivere”.

Solo una delle tantissime testimonianze che negli anni si sono raccolte, a ricordare una pagina oscura della nostra storia nazionale, ma soprattutto a tenere viva quella memoria che non riguarda solo gli italiani o le vittime dei totalitarismi, ma anche tutte quelle che ogni giorno muoiono sotto le bombe, scappano da persecuzioni, affrontano percorsi migratori pericolosi, cercando rifugio in un altro paese. Una memoria che ha valore, solo se sappiamo applicarla alla realtà attuale.


Qui sotto è possibile scaricare il discorso integrale del sindaco Peracchini.

 

 

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