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"Siamo una società democratica ancora giovane, con tanti problemi da risolvere" In evidenza

Intervista a Elisa Romano, Presidente della Consulta Provinciale Femminile della Spezia.

La cronaca di queste settimane ha riproposto il tema del femminicidio a seguito del delitto Cecchetin. Argomento che ha scatenato un dibattito molto acceso. Che idea si è fatta al riguardo?
Il femminicidio è un particolare tipo di crimine rivolto ad una “donna in quanto donna”, commesso da partner o da ex che colpiscono la vittima perché ritengono di essere stati abbandonati o offesi nella loro identità personale. La molla scatenante è ovviamente la gelosia e il desiderio di possesso assoluto, per cui il femminicidio è commesso spesso in preda all’ira. A mio avviso questo delitto è diverso: la cosa che maggiormente colpisce è il senso di rivalsa che questo ragazzo ha provato nei confronti della sua ex, con la quale peraltro aveva intessuto un rapporto di buona amicizia e di apparente cameratismo, quando lei ha raggiunto obiettivi che avevano iniziato insieme e che lui non era riuscito a raggiungere, quali la laurea e l’inserimento nel mondo del lavoro. Solo un odio feroce e un desiderio di “cancellazione della rivale” può averlo spinto a non fermarsi alle prime coltellate ma ad accanirsi con ferocia sulla vittima, lasciandola agonizzante, quando poteva ancora salvarla. Questo ragazzo è un assassino che ha eliminato chi gli stava facendo ombra, non ci sono dibattiti che possano giustificare questo comportamento


Stiamo assistendo ad uno scontro che assume connotati molto diversi e articolati. È la sfida al patriarcato quella alla quale stiamo assistendo?

Sinceramente non sono certa che la lotta alla violenza di genere passi attraverso la sfida al patriarcato, soprattutto nel mondo occidentale. Il nostro sistema sociale si è fortemente evoluto e, anche se il potere è principalmente concentrato nelle mani degli uomini, la strada da percorrere deve essere comune, basata sul merito e svincolata dagli stereotipi di genere. Più che alla sfida al patriarcato io vorrei assistere alla sfida alle raccomandazioni, agli intrighi politici, alla sottocultura che imbarbarisce gli animi e impedisce le crescite personali. Purtroppo questa sfida necessita di strumenti di lotta che sono appannaggio di pochi, perché la società attuale non supporta in maniera inclusiva il cambiamento epocale che sarebbe necessario per una vera e propria rivoluzione culturale. Ritengo fortemente improbabile che dietro ci sia un disegno patriarcale per impedire lo sviluppo dell’uguaglianza di genere, anche perché “l’elogio dell’ignoranza” colpisce tutti indifferentemente.


Si può affermare che siamo all’interno di una società patriarcale?
Ogni volta che vedo le donne di altri Paesi vivere nell’impossibilità di studiare e di esprimersi, completamente asservite agli uomini, ringrazio il destino che mi ha permesso di vivere in una società dove queste discriminazioni sono impossibili. Poi analizzo cosa fosse l’Iran o l’Afghanistan prima della deriva integralista e tremo. Per questo motivo, anche se non viviamo più in una società patriarcale, dobbiamo combattere per mantenere i nostri diritti. Il senso delle Associazioni Femminili è soprattutto quello di fare rete, integrando sempre di più gli “uomini giusti”, quelli che stanno dalla nostra parte, che hanno scoperto il valore di lavorare e studiare con le donne, che ci vedono come una risorsa. La sfida, quindi, diventa impresa collettiva dove tutte le persone lavorano per il miglioramento e l’equità, non solo di genere ma anche dei diritti. Ovviamente questo passa attraverso la conoscenza e l’adempimento dei propri doveri, anche se sono faticosi


C’è una correlazione tra società patriarcale e violenza di genere?
Si, sicuramente i falsi valori della società patriarcale inducono alla violenza di genere, rivolta non solo alle donne ma anche agli omosessuali. Il “macho” è un pericolo pubblico, da rieducare completamente. Tutti si devono interrogare, la madre protettiva, il padre padrone, la scuola non attenta… Il lavoro da fare è immenso e passa in gran parte dalla diffusione di modelli culturali accattivanti, dove la gentilezza, il rispetto, la tolleranza e la collaborazione rappresentano criteri di bellezza universale. La musica, la letteratura, l’arte in tutte le sue forme sono strumenti che devono essere a disposizione dei giovani, che sono più suscettibili di molti adulti, forse irrecuperabili. Per questo la maggior parte delle nostre attività passa attraverso la scuola e gli studenti.


Assistiamo da settimane ad una rappresentazione giornalistica del presunto scontro politico muscolare in atto. Una divisione manichea che vede la lotta tra il bene e il male. Da una parte la “destra- destra” patriarcale del Dio, patria e famiglia che viene accusata in qualche modo di difendere quel modello di società e dall’altra la sinistra che lotta per rovesciare il tavolo parlando di emancipazione di genere. È davvero così?
Le rivoluzioni, l’emancipazione femminile e la giustizia sul lavoro sono battaglie da sempre fatte all’interno delle grandi lotte della sinistra. Bisogna essere grati a tutti coloro che si sono battuti per ottenere diritti da considerare intoccabili, ma molta strada c’è ancora da fare. Siamo una società democratica ancora giovane, con tanti problemi da risolvere. Lo scontro muscolare è inutile, pericoloso e poco interessante, oltre che stupido. Bisogna però ammettere che lo scontro c’è ed è sempre più violento. Fa parte dell’ “inferno dei viventi” citato da Calvino. È compito delle persone illuminate impedire la paralisi e “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno”. Totalmente contraria alle divisioni manichee, credo nella collaborazione e ne ho fatto una mia filosofia di vita. 


Secondo lei tra qualche decennio o più, come verrà letto questo dibattito? È il momento del conflitto di genere per la supremazia? Dopo secoli di dominio maschile è in atto una guerra per il potere?
Mi piacerebbe molto poter prevedere cosa accadrà tra qualche decennio o più. C’è da dire che i film di fantascienza, che hanno previsto quasi tutto, sono di due filoni: o descrivono società iper tecnologiche, dove tutto accade perché regolato da enti superiori dittatoriali o descrivono situazioni raccapriccianti con ritorno alle lotte per la sopravvivenza. In entrambe le situazioni emerge la figura del diverso, dell’eroe che si batte per combattere i soprusi e le ingiustizie difendendo i diritti dell’Umanità. Spero che non si arrivi mai a questi punti, dove le speranze sono nelle mani di uno o di pochi… Mi auguro che nulla di quanto abbiamo ottenuto finora nella società attuale vada perduto, che ci sia una maggiore consapevolezza verso l’uguaglianza in tutte le sue forme, che gli equilibri tra gli individui siano più sani e sviluppino opportunità, che i conflitti e le tensioni possano essere risolti con il confronto… potrei continuare per ore, non sono la prima che ha scoperto il valore dell’utopia per sognare.

 

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