"È la seconda volta in pochi mesi che la Geo Barents arriva alla Spezia e la Cooperativa Mondo Aperto ha ovviamente risposto positivamente alla chiamata da parte delle Autorità di collaborare alle operazioni di sbarco", così ci scrive la Cooperativa Sociale Mondo Aperto per raccontare l'esperienza di collaborazione nelle operazioni di sbarco in merito all'arrivo della Geo Barents.
"E così ci siamo ritrovati nuovamente davanti alla Capitaneria di Porto e, divisi in due gruppi di lavoro, siamo stati accompagnati ai due punti principali in cui era necessario il servizio di mediazione interculturale: il Molo Garibaldi, luogo di sbarco effettivo dove ASL e Croce Rossa Italiana effettuavano il primo screening sanitario e le prime cure mediche, e l’altro luogo cruciale, l’Ufficio della Polizia di frontiera, dove la Polizia effettuava fotosegnalamento e registrazione dei dati anagrafici dei migranti.
Il venerdì sono stati sbarcati 125 migranti, principalmente donne, bambini e famiglie. Il sabato è stato dedicato alle rimanenti famiglie e agli uomini.
In due giorni abbiamo visto passare davanti ai nostri occhi 336 persone, 336 volti, 336 storie.
Ci piacerebbe avere avuto lo spazio e il tempo per ascoltarle tutte ma questo non è stato possibile. Qualche storia però ci è rimasta “addosso” e ci piacerebbe raccontarla per condividerla con più persone possibili.
Una è sicuramente la vicenda di un ragazzo bengalese, piccolo, magro, silenzioso che ad un certo punto inizia ad agitarsi. Nessuno capisce bene cosa stia succedendo finché non inizia a indicare il pavimento vuoto e a dire “BAG”. Il nostro mediatore bengalese gli parla e ci spiega che ha perso il suo zainetto, l’ha lasciato sul pavimento per andare in bagno e qualcuno deve averlo preso... uno zainetto che non conteneva ovviamente oggetti di valore, soldi o gioielli, ma una cosa ben più importante: il suo passaporto e le foto della sua famiglia.
Grazie al nostro pronto intervento siamo riusciti a metterci in contatto con gli operatori che si occupavano dell’accoglienza dei migranti e a recuperare lo zainetto con tutto il suo contenuto. Un piccolo gesto che ha significato davvero tantissimo per questa persona.
Un altro quadro che ci rimane addosso è quello delle famiglie siriane. Ce n’erano tantissime sulla nave e quando sono sbarcate a tutti noi si è stretto il cuore a vederle. Partire con tutta la famiglia significa partire con tutta la famiglia. Adulti ma anche bambini di tutte le età, anche pochi mesi, donne incinte, disabili, nonni e nonne.
L’ultimo episodio, quello di una giovanissima coppia di fidanzati eritrei. Appena scesa dalla nave la ragazza è stata portata in ospedale perché si riteneva opportuno farle fare alcuni controlli. La ragazza non sapeva ancora nulla e lì le è stato comunicato che era incinta. Il ragazzo, rimasto sulla nave, quando l’ha vista andare via ha cominciato ad agitarsi e a stare male finché non è sbarcato, il giorno dopo, e non l’ha rivista nel momento del fotosegnalamento. La gioia e l’amore di questa coppia, nel rivedersi, e nel sapere che stavano per avere un figlio, si sono contagiati a tutti noi ed è stata un’emozione indescrivibile.
Ancora una volta ci siamo resi conto di quante forze in gioco vengano chiamate in causa in un evento di questo tipo (Prefettura, Forze dell’Ordine, Comune, ASL, EUAA, Garante dei diritti delle persone private della libertà personale) e di come tutto questo grande meccanismo abbia funzionato bene, complice il nostro lavoro: ogni migrante ha avuto la possibilità di comunicare nella sua madrelingua (tigrino, amarico, arabo, bengalese, urdu, ecc.) e grazie a questo ha avuto la possibilità di dichiarare correttamente i propri dati anagrafici. Immaginatevi la difficoltà di un’attività di questo tipo per persone totalmente analfabete, o che utilizzano un alfabeto non latino o che utilizzano un calendario diverso dal nostro.
Il lavoro di mediazione e traduzione è fondamentale in un momento tanto frenetico, stressante, confuso ma al tempo stesso importante come quello dello sbarco. E questo vale sia per i migranti sia per gli operatori pubblici in servizio.
Numerosi migranti non capivano dove erano, pensavano di essere stati arrestati e ci chiedevano: “Cosa dobbiamo fare? Dobbiamo chiamare un avvocato?”. Calmare e rassicurare queste persone sul percorso che stavano intraprendendo, spiegandogli le cose nel dettaglio, è stato molto importante per mantenere un’atmosfera serena e collaborativa. Abbiamo inoltre collaborato con la Polizia anche alle interviste individuali, per raccogliere le informazioni necessarie a individuare gli scafisti a bordo.
Ci fa piacere inoltre raccontarvi un'altra cosa che ci ha riempito il cuore e ci ha mostrato come la nostra città e le nuove generazioni che vi crescono siano una riserva inesauribile di ricchezza e di sorprese. L’Ufficio Scolastico Provinciale e la Consulta dei Giovani Studenti della Spezia avevano organizzato per giovedì 4 maggio una giornata in cui, alla presenza delle classi quarte e quinte delle scuole superiori della Spezia, abbiamo potuto parlare del nostro lavoro. Il giorno stesso siamo stati contattati da alcuni dei ragazzi presenti che desideravano collaborare con noi per aiutarci nello sbarco.
Siamo davvero felici e grate per l’impegno e la dedizione di questi giovanissimi volontari, che hanno lavorato fianco a fianco a noi con prontezza e passione, facendo finalmente tesoro di quella loro grande risorsa che è essere una seconda generazione, con un bagaglio di due lingue e due culture da portare sempre con sé".