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Carceri liguri, situazioni critica. SAPPE: "Detenuti svolgano attività, ozio crea tensioni"

L'incendio provocato sabato pomeriggio da un detenuto nel carcere di Genova Marassi, a seguito del quale 10 poliziotti penitenziari sono rimasti intossicati, ripropone drammaticamente la tensione detentiva della Liguria.

"Nelle carceri della Liguria, dove sono oggi detenute circa 1.800 persone per mille posti letto in un contesto nazionale di 65mila presenze per 45mila posti regolamentari, resta alta la tensione, come dimostra l'incendio di sabato a Marassi. Si pensi che gli eventi critici riferiti all'anno 2012 hanno confermato come anche in Liguria la tendenza ad una situazione critica con numeri che sono contenuti solamente grazie alle donne e agli uomini della Polizia penitenziaria svolgono servizio nelle 7 Case circondariali regionali con professionalità, zelo, abnegazione e soprattutto umanità. Anche il mancato impiego dei detenuti in attività lavorative favorisce le tensioni, Importante è il riconoscimento dell'attività risocializzante della Polizia Penitenziaria, comprendendo i sacrifici sostenuti per svolgere tale attività garantendo al contempo la sicurezza all'interno e all'esterno degli Istituti di pena."

E' quanto dichiara Roberto Martinelli, segretario generale aggiunto del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, la prima e più rappresentativa organizzazione dei Baschi Azzurri.

Il SAPPE sottolinea che "nel 2012, nelle sovraffollate carceri liguri, i detenuti si sono resi protagonisti di 92 atti di autolesionismo (e cioè ingestione di corpi estranei come chiodi, pile, lamette, pile; tagli diffusi sul corpo e provocati da lamette) e 29 tentativi di suicidio. Hanno tentato il suicidio 9 persone a Marassi, 7 a Sanremo, 6 a La Spezia, 5 a Pontedecimo ed 1 a Chiavari e Imperia. Le morti per cause naturali in carcere sono state 5 (3 a Marassi, 1 a Sanremo ed Imperia). Non si sono registrati, per fortuna, casi di suicidio. Sono state, infine, 93 le colluttazioni (7 a Imperia, 19 a Pontedecimo, 9 a Chiavari, 2 a La Spezia, 53 a Sanremo e 3 a Marassi) e 19 i ferimenti (12 a Marassi, 5 a Savona e 2 a Imperia). Sono state infine 5 le evasioni in Liguria da parte di altrettanti detenuti che non sono rientrati in carcere dopo aver fruito di permessi premio e semilibertà. Nel corso dell'anno, infine, sono stati complessivamente 6mila i detenuti della Liguria che hanno dato luogo e partecipato alle molte manifestazioni di protesta collettive sulla situazione di sovraffollamento delle carceri e sulle critiche condizioni intramurarie".

Martinelli sottolinea come "il fatto che i detenuti non siano impiegati in attività lavorative o comunque utili alla società (come i lavori di pubblica utilità) favorisce l'ozio in carcere e l'acuirsi delle tensioni. In Liguria lavora solamente 1 detenuto su 5, e per di più per poche ore al giorno. Sul tema del lavoro in carcere c'è profonda ipocrisia. Tutti, politici in testa, sostengono che i detenuti devono lavorare: ma poi, di fatto, a lavorare nelle carceri oggi è una percentuale davvero irrisoria di detenuti (meno del 20% dei ristretti). Eppure, il condannato che espia la pena in carcere ha un tasso di recidiva del 68,4% contro il 19% di chi ha fruito misure alternative e addirittura l'1% di chi è inserito nel circuito produttivo. Stare invece 20 ore al giorno chiusi in cella favorisce una tensione detentiva fatta di risse, aggressioni, suicidi e tentativi suicidi, rivolte ed evasioni che genera condizioni di lavoro dure, difficili e stressanti per le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria (come dimostra anche il grave incendio di sabato a Marassi), Polizia Penitenziaria sotto organico di ben 7mila unità a livello nazionale e di circa 400 Agenti in Liguria".

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